LA PRESENTAZIONE
La Formula 1 sul grande schermo: un inno a velocità e strategia vincente
Al Miv memorabilia e amarcord per il film che racconta la storia del ritorno in pista di un ex pilota, interpretato da Brad Pitt

Ore 20.50 di un mercoledì come tanti d’inizio estate: il foyer del Multisala Impero gremito il 25 giugno. Tutti a fare selfie davanti ai curiosi cimeli di imprese meravigliose di Clay Regazzoni, Alan Jones e Ricky Patrese, memorabilia di una Formula 1 di cinquant’anni fa, tra alettoni, musetti, cerchi, gomme slick (nella foto Blitz). E tanti racconti di papà ai figli conditi con i classici “Io c’ero alla variante Ascari di Monza quel giorno...”.
I settanta presenti allo spettacolo delle ore 18 lasciano il salone dove si è proiettata la “prima” del kolossal F1 - Il film, mentre un fiume d’entusiasmo sale le scale per affollare il salone Giove più grande del MIV. Alcuni agitano fogli e ventagli per lenire la calura, anche frutto dello scarso funzionamento dell’impianto di climatizzazione dopo il blackout elettrico dovuto ai lavori in zona Banca d’Italia che provocano l’interruzione della luce pure alle 23...
Nella sala monta la febbre dei motori per ascoltare il saluto del duo di giornalisti specialisti in motori, Biagio Maglienti e Giuseppe Macchi che duettano e chiamano sul palco i vertici del team della Valceresio che da decenni si occupa di velocità. Franco Fraquelli e Marco Coppini della squadra Historic Project club raccontano dei memorabilia visti nel foyer, dall’alettone anteriore della Surtees TS19 di Alain Jones sponsorizzato dalla Durex nel 1976 – destò scandalo ai tempi del GP di Sud Africa al punto che la BBC si rifiutò di riprendere la gara per la scandalosa presenza dello sponsor dei contraccettivi – e poi il musetto della BRM 160 di Clay Regazzoni (1973/’74), utilizzata nel film Rush del 2013.
La conversazione tra Macchi e Maglienti – quest’ultimo è stato autore di un curioso libro sul circus, il suo ricavato è devoluto all’associazione benefica Busajo che opera da anni con successo in Africa – è ricca di episodi vissuti e raccontati di un circus dei 300 orari, un turbinio di sensazioni e suggestioni sulla massima serie della velocità, una Formula 1 nata come campionato del mondo nel 1950 e che, dopo 75 anni di lievitazione dell’audience, si allarga ogni anno a nuovi target e alle giovani generazioni. E questo film kolossal serve per questo scopo diretto con mano felice da Joseph Kosinski persegue questo obiettivo: diffondere ai giovani e alle donne attratte da un Brad Pitt particolarmente ispirato nel film l’attrazione per la F.1.
Sicuri che la pellicola piacerà e appassionerà ancor di più gente nuova ad un mondo che grazie ai registi della Formula 1, gli americani di Liberty Media, passando anche per la serie su Netflix, stanno ampliando gli ascolti dei gran premi nei cinque continenti. Il film è un mix di lotte tra compagni di squadra, strategie, incidenti. Non è un film nato su un set ma direttamente sul campo gara dei circuiti della F.1 e si fa apprezzare per il realismo che contiene: velocità, emozioni, lotte agguerrite, drammi, umorismo e quel pizzico romanzesco che non guasta mai. I protagonisti si alternano su Mercedes, Williams, Ferrari e Red Bull e uno dei produttori, il ferrarista Lewis Hamilton, ha affermato: «Vedere Brad guidare realmente una formula a 250 orari è stato impressionante, come osservarlo nell’interpretare un pilota che parla e lotta come noi: tutto ciò è qualcosa che non puoi imparare dall’oggi al domani. Dedizione e concentrazione che Brad ha messo in questo processo sono state straordinarie».
Il film racconta la storia di un ex pilota della F.1, Sonny Hayes (interpretato appunto da Brad Pitt) che dopo essersi ritirato a seguito di un infortunio decide di tornare in pista. Il suo amico Ruben Cervantes (Javier Bardem) è a capo della squadra APX GP e il suo pilota di punta è la promessa Joshua Pearce (Damson Idris). In tutto 150 minuti di emozione pura con i dialoghi in italiano di Carlo Vanzini e Marc Gené, consueti commentatori delle gare su Sky. La critica ha elogiato l’esperienza visiva e adrenalinica, sottolineando la spettacolarità delle gare e la narrazione che combina redenzione personale e confronto generazionale tra un pilota cinquantenne, scaltro e di gran talento con un pivello ventenne che cresce rapidamente all’ombra del suo mentore. Una pellicola ben riuscita paragonabile a Top Gun: Maverick per lo stile visivo e l’intensità. Un inno alla velocità e alla strategia vincente che, prima di arrivare ai trionfi, bisogna saper perdere.
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