PALAZZO CICOGNA
L’arte dei sentimenti di Carola Mazot

Doppio il focus cronologico, triplice invece quello contenutistico e formale a cui si ancora la personale di Carola Mazot (Valdagno, 1929 - Milano, 2016) “La fragilità e la forza”, visitabile fino al 27 novembre a Palazzo Cicogna di Busto Arsizio, a cura di Maria Clara Bosello.
L’ESPOSIZIONE
Le opere esposte prendono in esame le due decadi finali del secolo scorso: gli anni ’80 e ’90. Tre invece i nuclei formali e di contenuto presentati. Il primo composto da una serie di tele incentrate sull’analisi del movimento, dell’energia e del dinamismo; il secondo ci trasporta nel mondo della ritrattistica ed il terzo è costituito da una serie di omaggi al mondo vegetale. Il primo nucleo copre l’ultimo decennio novecentesco; il secondo è concentrato negli anni ’80, mentre a cavallo delle due decadi si posiziona il terzo perno espositivo. Anni ’90, la forza: atleti, calciatori, samurai, dipinti senza pretese mimetiche, non sono uomini ma scherzi della natura asserviti allo scontro delle masse cromatiche che si contendono la tela, reso con pennellata grossolana e ampia, espressionista. Anni ’80, fragilità: ritratti di amici e d’invenzione; qualche tratto deciso di nero su sfondo chiaro agguanta la sensazione di un’espressione.
L’ARTE DELLA FRAGILITÀ
Fragile perché caduca, transeunte, capace di afferrare un frammento d’esistenza. A cavaliere, il mondo vegetale. Esso condivide qualcosa con entrambi i gruppi precedenti.
Della prima, la pennellata senza tentennamenti, grossa e coriacea; della seconda, la rarefazione orientaleggiante, l’ampio spazio vuoto che lascia sospese queste composizioni virenti. Si capisce che il disegno è parte fondante della opere della Mazot messo al servizio di una pittura che segue impellenze personali.
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