METÀ ESTATE
La Schiranna è balneabile, ma in pochi lo sanno
Nonostante l’ordinanza che ha dato il via alla stagione dei tuffi il 16 luglio, sono in pochi a trovare refrigerio nelle acque del lago di Varese

Per ora è un gioiellino poco sfruttato, una cartolina da ammirare e immortalare in scatti suggestivi con lo smartphone, ma con i vestiti addosso e non certo il costume: pochi fanno il bagno alla Schiranna, nello specchio del Lido, a destra e a sinistra della Canottieri, individuato per la balneabilità insieme a Bodio Lomnago. Qualche nuotatore convinto si vede, ma sono mosche bianche, anche nel primo fine settimana di apertura dopo l’ordinanza scattata il 16 luglio fino alla fine di settembre (certo il clima instabile non ha aiutato, fino ai temporali del tardo pomeriggio). Per il quarto anno consecutivo, dopo la sperimentazione iniziata nel 2022, enti sanitari e istituzioni tranquillizzano la popolazione: le acque della Schiranna sono “buone”, quelle di Bodio Lomnago “ottime”.
LOTTA ALL’INQUINAMENTO
Ma l’entusiasmo ufficiale mal si concilia con la diffidenza dei varesini da un lato e la mancanza di conoscenza dall’altro. Perché, dopo diverse uscite in loco in orari e momenti diversi, dai feriali ai festivi, gli ordini di problemi sembrano essere doppi: chi vive qui ha un ricordo troppo brutto dell’inquinamento per convincersi ora. E chi arriva da fuori, anche solo dalle altre province del nord Italia o dai Paesi europei, non sa nemmeno della possibilità. E spesso approda al Lido in bicicletta, con il caschetto e il vestiario sportivo, ma senza l’intenzione di buttarsi in cerca di refrigerio. Esperimento della domenica: un tour alla Schiranna dopo pranzo, nel primo fine settimana a tuffi liberi. La gente in giro è davvero tanta: discreto traffico, parcheggi pieni, ciclabile solcata da gruppi a piedi o in sella, Parco Zanzi vivo, zeppo di famiglie, coppie e compagnie che si godono il pranzo al sacco ai tavolini, la tintarella al sole sul telomare o l’ombra sotto gli alberi altissimi. Ce n’è per tutti i gusti: i piccoli hanno le giostre e la musica, i grandi bancarelle discrete, bar e l’impianto comunale della piscina. Quasi un paradiso: ma proprio sulla sponda del Parco, amata per il prato all’inglese ben curato, non si può fare il bagno per proteggere un habitat delicato. Quindi la parte aperta ai tuffi è anche la più assolata e desolata: il prato è nella parte più distante dal bagnasciuga, mentre per arrivare in acqua bisogna percorrere uno sterrato abbastanza duro. Servono le scarpette. E non si sa bene che cosa si può trovare sul fondale. C’è la doccia, ma mancano del tutto strutture, gazebo, ombrelloni e sdraio, bagnini, “ciringuito”. Tutto quel lato attrattivo, anche un po’ chiassoso, che possa invogliare a tuffarsi o a vivere questo posto in allegria. «Ho vissuto qui a lungo e ora sono venuta a trovare le mie amiche, ma ammetto, non ho mai saputo che il lago fosse balneabile - racconta Roberta Fabbri mentre si rinfresca fino alle gambe -. Ho visto posti peggiori nella vita: l’acqua forse è un po’ calda, poco rinfrescante, ma è ugualmente piacevole. Bisogna evitare dei sassi scivolosi e prestare attenzione, perché il lago è sempre più insidioso rispetto al mare».
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