SPERIMENTAZIONE
La storia del sodalizio tra Depero e Clavel
A Chiasso la mostra sullo studioso svizzero e il futurista italiano

Un giorno, nello studio romano di Fortunato Depero (1892-1960), tra i protagonisti del Futurismo, pittore, illustratore, scenografo e costumista, entra «un signore piccolo, gobbo, con naso rettilineo come uno squadretto, con denti d’oro e scarpette femminili, dalle risate vitree e nasali. Un uomo di nervi e di volontà, dotato di una cultura superiore. Professore di storia egizia, indagatore e osservatore con sensibilità d’artista, scrittore…».
Il suo nome, prosegue nel racconto Depero, era Gilbert Clavel (1883-1927). «Entra nel mio studio e rimane sorpreso. Si trova inaspettatamente nel mondo dei suoi sogni. Mi dice che sta scrivendo una novella che si svolge in un’isola coperta da una flora irreale di cristallo, dai colori incantevoli e cangianti, di uno stile meccanizzato, sulla quale si svolge una vita chimerica. Appena vede il bozzetto dello scenario plastico che creai per i Balletti Russi rimane colpito e pensoso. È l’isola fiorita del suo sogno che ritrova costruita e a portata di mano. Così ci conosciamo e diventiamo amici. Dopo pochi giorni la nostra comprensione diventa fraterna e profonda, e mi invita suo ospite a Capri».
Comincia così, nel 1917, la storia del sodalizio tra Depero e Clavel, raccontata nella mostra al m.a.x. museo di Chiasso, a cura di Nicoletta Ossanna Cavadini e Luigi Sansone e in collaborazione con il Mart di Rovereto. Oltre novanta opere tra bozzetti, studi, schizzi, dipinti e marionette di legno, arazzi, una maquette, fotografie vintage e lettere (alcune delle quali inedite) mettono in rilievo l’intensa relazione fra la concezione estetica di Clavel e l’apporto artistico dell’opera di Depero.
Nell’isola in cui «dalla mattina alla sera sono ebbrezze di incantesimo e si sogna a occhi aperti», entrambi partecipano alla colonia artistica formatasi a inizio secolo denominata “Artopoli”, un’utopica città dell’arte frequentata attivamente da Filippo Tommaso Marinetti, Benedetta Cappa, Enrico Prampolini, Francesco Cangiullo, Julius Evola e per un breve periodo anche da Pablo Picasso e Jean Cocteau, Michele Semenov, Sergej Djaghilev e il ballerino Léonide Massine.
A Capri Depero vive uno dei momenti più sereni e produttivi della sua vita. Trova con Clavel un’intesa speciale, nella comune visione tra arte e natura che sfocia nel teatro senza attori. Nella torre saracena acquistata da Clavel, torre Fornillo, luogo magico di arte, poesia e sperimentazione, nascono i Balli Plastici, in cui i danzatori sono sostituiti da marionette di legno che ballano su musiche d’avanguardia, con movimenti rigidi e meccanici che evocavano un magico mondo infantile di sogno.
Andati in scena nella primavera del 1918 al Teatro dei Piccoli di Roma, erano accompagnati dalle musiche d’avanguardia di Alfredo Casella, Gerald Tyrwhitt, Francesco Malipiero e Bela Bartòk (che firmò con lo pseudonimo di Chemenov).
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