LABIRINTI
Perdersi? Potrebbe essere piacevole

Siepi chilometriche potate ad arte o lasciate selvagge, talmente fitte da essere paragonate a muri di cemento che fanno perdere il senso dell’orientamento. Misterioso, affascinante, a tratti pauroso e inquietante.
Il labirinto come metafora della vita in cui perdersi e poi ritrovarsi, anche più volte, ma anche come svago per una gita in famiglia o con gli amici. Ora che è possibile viaggiare tra regioni, l’avventura in un labirinto vegetale può essere l’idea per una divertente gita.
Le forme e le varietà di piante scelte li rendono dei veri e propri capolavori vegetali al pari di opere d’arte. Uno dei più famosi nonché il più grande del mondo, è il Labirinto della Masonea Fontanellato (Parma) composto da piante di bambù di venti specie diverse e lungo circa tre chilometri dalla pianta a stella. Iniziato nel 2005 è stato portato a termine per volontà di Franco Maria Ricci, editor, designer e collezionista, che ha creato un parco culturale. Siepi di bosso per il labirinto di Villa Pisani - uno dei tre in siepe sopravvissuto in Italia - a Stra (Venezia) cantato da Gabriele D’Annunzio ne «Il Fuoco» e risalente al 1721.
Nei suoi corridoi dame e cavalieri giocavano a rincorrersi e corteggiarsi fino ad arrivare alla romantica torretta centrale. È anch’esso settecentesco quello di Villa Arconati a Bollate (Mi) con cinque cerchi concentrici in siepi di carpino recentemente ristrutturato partendo da due incisioni dell’epoca di Marc’Antonio Dal Re.
Sono più recenti i tre dedali tematici del Castello di San Pelagio a Padova dedicati al Minotauro, all’Africa e al «Forse che sì forse che no» ispirato a un’opera di D’Annunzio. Ricostruito secondo il disegno settecentesco lo splendido Castello di Masino, ora dimora del Fai, in Piemonte ospita il secondo labirinto botanico più grande d’Italia realizzato con oltre duemila piante di carpini potati regolarmente.
Non è per nulla facile trovare la giusta via nel dedalo di siepi di bosso di Villa Barbarigo a Valsanzibio a Padova, considerata la Versailles veneta, perché è stato creato per essere un grande enigma verde dentro cui avere il tempo necessario per pensare alla vita e in qualche modo purificarsi.
Il tema sono i sette peccati capitali che costringono gli avventurosi ospiti a tornare spesso sui propri passi per riflettere sul percorso intrapreso e trovare infine la salvezza spirituale al centro del percorso.
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