LA TECNICA
L’arte della stop motion

Unisci a delle mani d’oro che riescono a realizzare piccoli pupazzi la tecnica della stop motion e il risultato sono storie coinvolgenti che ti proiettano in un mondo affascinante, quello della puppet animation. Una tecnica d’animazione usata per animare pupazzi, modellini e marionette e farli diventare dei veri e propri personaggi tridimensionali che interagiscono in una scenografia anch’essa viva: per raccontare storie, trasmettere emozioni e veicolare contenuti.
L’ARTISTA DI MAGENTA
Per capire meglio cosa c’è dietro a questo mondo fatto di creatività, abilità manuale e preparazione abbiamo chiesto a Stefania Balzarotti, giovane artista di Magenta, che fin da piccola insieme alla nonna giocava con gli oggetti trovati in casa per dare loro vita. «Ho studiato filosofia all’università e poi ho sempre lavorato in campo educativo», racconta Stefania. «Ma la passione di modellare, costruire, plasmare l’ho sempre avuta. È stato durante il lockdown che mi sono avvicinata all’animazione in stop motion: mi avevano commissionato un lavoro nel quale raccontare le difficoltà che possono incontrare i famigliari dei malati terminali. Ho fatto un piccolo cortometraggio con dei puppet e sono rimasta affascinata dalla tecnica. Ho deciso allora di approfondire perché sentivo che poteva essere un mezzo che mi avrebbe permesso di esprimermi al meglio perché è molto versatile» spiega Stefania.
IL VIAGGIO A BARCELLONA
«Sono andata a Barcellona per nove mesi dove ho fatto un master che mi ha dato basi solide per intraprendere questa forma di arte». E in questi anni Stefania ha creato personaggi in carta pesta, in lana e in materiali naturali che prendono vita attraverso un lavoro paziente e minuzioso: c’è l’idea, il progetto e poi inizia la realizzazione del puppet. «Prima di tutto si deve fare lo scheletro e io uso filo di alluminio, resina epossidica, polistirene estruso e connettori metallici», spiega l’artista. «Per gli occhi del legno dipinto e per il viso e il corpo del feltro e della lana. Mi piace che siano materiali naturali, da toccare e che possano trasmettere sensazioni non solo visive ma anche tattili. Spesso per gli abiti uso la stoffa che recupero da miei vecchi vestiti». E questo è solo una piccola parte del lavoro; infatti, poi inizia la fase di animazione.
UN LAVORO CHE RICHIEDE TEMPO
«Per creare un filmato di pochi secondi ci vogliono molte immagini e in ogni immagine il personaggio va modificato», racconta Stefania. «Un piccolo dettaglio nella posizione dei capelli per simulare il vento, il cambiamento della forma delle palpebre per far vedere il movimento degli occhi, un lieve spostamento delle labbra per un sorriso: il personaggio è vivo, e si deve ricostruire e fotografare ogni piccola azione che compie per avere come risultato una sequenza fluida. In media ci possono volere dalle 12 alle 14 fotografie per fare un secondo di filmato. Per realizzare 5 minuti di storia possono servire anche tre mesi».
LE GRANDI PRODUZIONI
Per le grandi produzioni come quella della pellicola “Pinocchio” di Guillermo del Toro o “La sposa cadavere” di Tim Burton può essere necessario anche un mese per poi avere un solo minuto di film. «Per questi film così impegnativi ci sono molti operatori che si occupano anche solo di un movimento della mano», racconta la trentatreenne di Magenta.
«La cosa importante per me è che tutto è iniziato cercando un mezzo che mi permettesse di esprimere dei messaggi e delle emozioni. Spero che portando avanti questo lavoro, io abbia la possibilità di utilizzare sempre di più la stop motion per veicolare contenuti, magari lavorando a favore di organizzazioni benefiche». E con i puppet animati di può entrare davvero in un mondo affascinante.
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