GALLERIA FUMAGALLI
L’arte si fa in tre

Il settimo capitolo della serie espositiva “My 30 years-Coherency in Diversity”, ideata dallo storico dell’arte Lóránd Hegyi in occasione del trentesimo anniversario di direzione di Annamaria Maggi, propone con “Allargamento della referenzialità” un dialogo tra le opere di Maurizio Mannucci, Maria Elisabetta Novello e Marco Tirelli.
LA LUCE DI MAURIZIO MANNUCCI
La luce attrattiva delle scritte al neon di Maurizio Mannucci (Firenze 1939) rimandano all’accattivante richiamo di luoghi e situazioni dove le condizioni quotidiane nel varcare il confine delineato dal blu sinuoso di quelle parole luminose, cedono all’intensità degli sguardi, all’eleganza del gesto, a sottili allusività e a una signorile sensualità.
LA NATURA DI MARIA NOVELLO
Mettendo in atto una tecnica calcografica risalente alla metà dell’Ottocento denominata fisiotopia o fisiografia Maria Elisabetta Novello (Vicenza 1974) nobilita elementi della natura, quali fiori, arbusti, rami, stilizzandone le forme e donando loro la statuarietà e l’edificazione assoluta della bellezza.
LE FORME TOTEMICHE DI MARCO TIRELLI
Le opere di Marco Tirelli (Roma 1956) paiono affermare che la materia non appartiene esclusivamente alla tridimensionalità. Le sue forme totemiche vibrano di sfumature tese a conferire, all’intero sistema, moti visivi che paiono misurate vie di fuga dalla monumentalità degli insiemi. Nelle opere di Tirelli, la cadenza lirica si misura dall’inafferrabilità delle sfumature che percorrono e vivificano le sue forme.
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