DA FARE
Le antiche processioni pasquali a Mendrisio
Sono diverse le manifestazioni per la Settimana Santa: il Giovedì Santo 200 persone rappresentano il Calvario di Cristo

Momenti in cui si uniscono religiosità popolare, misticismo, teatralità e arte, dando vita a qualcosa di indimenticabile: stasera e domani sono in programma le Processioni della Settimana Santa di Mendrisio, la più grande rappresentazione della Pasqua nelle vicinanze del Varesotto. Da secoli, nella città dal Canton Ticino, i cittadini di ogni età partecipano come figuranti a un rito lungamente tramandato che ogni anno ripropone un appuntamento unico, dove la storia e la tradizione diventano spettacolo.
Le processioni della Settimana Santa, che dal 2019 sono state inserite nella Lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco risalgono alla seconda metà del XVII secolo e si svolgono la sera del giovedì e del Venerdì Santo. Per quest’occasione, l’illuminazione stradale viene soppressa e nelle contrade si diffonde la tenue luce dei “trasparenti”, dipinti traslucidi in tela montata su “casse” illuminate dall’interno, di forme e dimensioni diverse, che sovrastano il percorso della processione e raffigurano episodi del Vangelo o dell’Antico Testamento.
La sera del giovedì, chiamata Funziun di Giüdee, circa 300 figuranti mettono in scena la Passione di Cristo: vi prendono parte cavalieri, soldati romani e personaggi biblici, che indossano sfarzosi costumi. La sfilata è caratterizzata dalla mancanza di dialoghi tra i personaggi, i quali si limitano a esprimersi tramite gesti e atteggiamenti silenziosi. Mentre si percorrono le vie del borgo, simulando il cammino verso il Calvario, gli unici a esprimersi sono gli ebrei, che gridano invettive e la condanna a morte del Cristo.
La processione del Venerdì Santo, invece, è più austera, solenne e intrisa di spiritualità: vi partecipano oltre 700 persone, suddivise in membri delle confraternite e delle associazioni religiose. I portatori incedono con il simulacro del Cristo Morto e quello della Vergine Addolorata, davanti ai quali il pubblico, tradizionalmente, si inchina. I corpi musicali accompagnano la sfilata, intonando brani funebri, mentre ad aprire e chiudere ci sono i tamburi dei battistrada a cavallo. Insomma, la solenne processione del venerdì è un’estensione del rito del seppellimento di Cristo e perciò, in origine fu gestita da ecclesiastici. Viene chiamata anche Entierro (ovvero “funerale”, “sepoltura” del Cristo) ed è di origine più antica rispetto a quella che la precede.
Oltre alle due manifestazioni serali, a Mendrisio si sono conservate altre tradizioni della Settimana Santa. Come, per esempio, i Sepolcri, diffusissimi da almeno mille anni in tutta l’area mediterranea e che sono allestimenti più o meno ricchi o complessi del catafalco per il Cristo morto, assiduamente visitati dai devoti. Frequentatissimo dai mendrisiensi, è invece il Settenario nella chiesa di San Giovanni già dei Servi di Maria, cioè le funzioni serali dedicate ciascuna a uno dei Sette Dolori di Maria, con preghiere speciali e il canto dello Stabat Mater (attribuito a Jacopone da Todi) in forma di antifona. Su una musica di origine sconosciuta, a turno, gli uomini intonano una strofa stando nel coro della chiesa e le donne rispondono dalla navata. E ancora: l’Ancona (grande e suggestivo altare) viene esposta nella Chiesa di San Giovanni (dipinto da Bagutti verso il 1775) in cui si colloca la statua dell’Addolorata: per l’evento essa viene estratta dalla nicchia nell’abside, abbigliata con l’abito festivo di inizio Ottocento, restaurato e la si ripone su un tavolo ornato di dipinti con la sua ricca barella dorata (1780 ca.) fino a poco prima della processione.
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