DOPO IL FESTIVAL
L’ipocrisia della caciara sanremese
Scatenate dispute regionalistiche: al centro la vittoria di Angelina Mango e il secondo posto del rapper napoletano Geolier

Sanremo è finito, ma ancora non si è spenta quella che giornalisticamente viene definita “l'eco delle polemiche”... La musica in questo caso c'entra poco nonostante tutto ruoti attorno alla più importante manifestazione canora italiana. Non si parla più di John Travolta e i messaggi di pace da parte degli artisti sono stati silenziati dalla Rai con comunicati imbarazzanti.
La querelle ancora aperta è invece, come sempre, la più surreale e cioè quella relativa al presunto odio nei confronti di napoletani. I fatti, nudi e crudi, sono noti: venerdì scorso, al termine della serata dedicata alle cover e ai duetti, platea e sala stampa del Teatro Ariston sono insorte di fronte alla vittoria di Geolier. Sabato sera poi, a farsi sentire sono stati gli inviperiti fan del rapper napoletano, sconfitto da Angelina Mango pur avendo trionfato nel televoto.
Questo è il quadro, ma poi c'è la cornice che è sempre talmente diabolica da distrarre lo spettatore dai dettagli facendolo cascare in queste trappole mediatiche. Quella che è semplicemente stata una reazione emotiva è stata trasformata ad arte nell'ennesimo conflitto. Prima tra Nord e Sud, visto che Sanremo è a nord e Napoli al sud, e poi direttamente in una sorta di crociata antinapoletana non si sa bene da parte di chi.
La prima ipotesi è caduta quando qualcuno deve aver fatto notare che Angelina Mango è nativa di Maratea in Basilicata, quindi tecnicamente più a sud di Napoli. Allora, per continuare a far caciara, è stata rigirata la frittata cercando di stuzzicare l'orgoglio napoletano contro il mondo che, non si sa per quale motivo, odierebbe la città del Vesuvio. Il dramma è che a questa teoria sono andati dietro in tanti: a Napoli, per cominciare, come testimoniano le decine di interviste che in questi giorni hanno popolato le tv, ma pure dall'altra parte, come evidenzia la campagna giornalistica messa in piedi da alcune testate che si concentrano su presunte amicizie pericolose da parte di Geolier, proveniente da un quartiere ad alto tasso di criminalità come Secondigliano e quindi, secondo alcuni, automaticamente un delinquente.
La vera narrazione, purtroppo pressoché inesistente sui media, sarebbe dovuta essere il racconto di un'emozione potentissima vissuta da chi era in sala la sera di venerdì di fronte all'esibizione di Angelina Mango nell'omaggio al padre morto 10 anni fa. Quel tipo di sensazione è indescrivibile e lo sa bene chi ha assistito a un concerto dal vivo, esperienza non paragonabile alla visione dal divano di casa. Chiunque altro avesse vinto, non solo Geolier, avrebbe preso fischi a profusione da parte di una platea ancora scossa dal ben confezionato evento emozionale della serata.
Il resto è spazzatura mediatica in un paese che sa vivere solo di conflitti per la pigrizia di spingersi in una qualsivoglia analisi socioculturale. Più stufo di tutti pare essere Geolier stesso che ha fatto i complimenti alla Mango riconoscendone la meritata vittoria. E noi? Noi avremmo votato Mahmood che ha restituito splendore e visibilità a “Com'è profondo il mare”, magnifico brano di Lucio Dalla del 1977, un canto appassionato e doloroso dall’alto spessore politico. Ma questo è un tema serio e a Sanremo meglio non parlarne, se no arriva il comunicato della Rai...
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