CUCINA
Mangiare sano, l’alternativa “Plant Based”
La scelta alimentare consapevole che limita gli alimenti processati a livello industriale e poco sani

Generazione plant based. Non sono né vegani, né vegetariani: è la svolta a matrice di una etica ecologica nell’alimentazione delle persone che predicono alimenti “a base vegetale”. Chi segue una dieta plant-based rifiuta e comunque limita gli alimenti processati a livello industriale e poco sani. Si tratta di una scelta alimentare molto consapevole. Non è una semplice moda o tendenza, alla base di questo tipo di alimentazione c’è una scelta etica rafforzata da esigenze di salute: circa 22 milioni di italiani consumano abitualmente cibi plant based e 2 connazionali su 3 li portano in tavola una volta al mese. Il 75% degli under 35 consuma abitualmente prodotti a base vegetale e li considera sostenibili.
Questi sono dati che fotografano la Generazione plant based emersi nell’indagine Gli Italiani e i prodotti a base vegetale di AstraRicerche per Unione Italiana Food su un campione nazionale rappresentativo della popolazione dai 18 ai 70 anni. Sei italiani su dieci hanno cambiato negli ultimi 5 anni il loro modo di alimentarsi prediligendo la dieta plant-based e quindi aumentando il consumo di verdura, riducendo quello di carne e cercando di acquistare prodotti in modo consapevole. I prodotti a base vegetale rispondono alla domanda di un consumatore che desidera diversificare le proprie abitudini alimentari per ragioni di gusto, salute, etiche e di sostenibilità. Entrando nel merito di questo tipo di alimenti “a base vegetale” sono completamente vegetariani, cioè non hanno nessun tipo di prodotto animale al loro interno. Niente carne o pesce, ma neppure uova o latte. Non bisogna farsi trarre in inganno: non c’è una parte del prodotto fatto con frutta, verdura o legumi e il resto sono ingredienti di origine animale.
I plant-based sono caratterizzati da un basso contenuto di grassi (in particolar modo grassi saturi) e, in alcuni casi, da un buon contenuto di grassi insaturi e fibra. Per fare “bene” davvero, questi cibi devono essere inseriti in regimi alimentari equilibrati e soprattutto variegati, che non escludono a priori alcuna categoria di prodotto. In estrema sintesi, i consumatori di cibi plant based abbracciano una filosofia alimentare con al centro la tutela della biodiversità e la valorizzazione delle culture locali, delle tradizioni del territorio, è un orientamento consapevole che favorisce la produzione alimentare su piccola scala, familiare, senza passaggi industriali, al fine di preservare l’integrità degli ecosistemi.
In Italia è rappresentato dalla grande popolarità acquisita dai farmer’s market della Coldiretti, dai mercati contadini del territorio, dalle reti di mercato alternativo come i Gas, Fuori Mercato, il cosiddetto Civic Food Networks (Cfn) o Alternative Food Networks (Afn). I prodotti plant based sono burger, bevande, gelati, dolci, prodotti al cucchiaio con fermenti lattici, salse, condimenti e creme spalmabili composti da ingredienti vegetali, come legumi, verdure e cereali. Imitano il prodotto originale, più nella forma che nel sapore, perché di fatto un burger composto da piselli e melanzane non ha niente a che vedere con un hamburger di carne, tuttavia ci sono sempre più aziende che imitano la carne rossa anche nel sapore. Chi segue una alimentazione plant based di solito fa parte della categoria dei cosiddetti “lexitariani”: mangiano a base vegetale, ma la maggior parte non si preclude del tutto il consumo di prodotti animali. La vecchia regola, dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei, non si smentisce mai. L’ambiente resta in cima alle priorità dei giovani, a partire dalla tavola.
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