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May Fiber: Busto Arsizio si riappropria del suo Dna
Un evento diffuso tra mostre, installazioni e appuntamenti. Le parole di Manuela Maffioli, Vicesindaco e assessore a Cultura, Identità e Sviluppo economico

Un mese di maggio all’insegna della bellezza: Busto Arsizio rinnova il legame con il tessile con M(A)Y FIBER - Percorsi di arte e tessile tra tradizione e sostenibilità, un evento diffuso nella “capitale” del tessile, che vede affiancare alla rassegna Miniartextil 2024, allestita nelle Sale Gemelle, anche I segreti del Blu, una mostra tecnica sul colore blu in ambito tessile e tintorio (nello spazio espositivo al secondo piano del Museo del Tessile), eventi collaterali in sette sedi private, conferenze e workshop e due istallazioni del maestro dell’arte povera Michelangelo Pistoletto, perfette incarnazioni della sintesi necessaria fra bellezza e produzione industriale nella realtà contemporanea: la Venere degli stracci e Terzo Paradiso(esposte rispettivamente nel seicentesco Palazzo Marliani Cicogna e nel “Giardino quadrato” del Museo del Tessile).
Ne abbiamo parlato con Manuela Maffioli, Vicesindaco e assessore a Cultura, Identità e Sviluppo economico.
Busto Arsizio capitale del tessile e della bellezza...
«In questi anni Busto Arsizio si è riappropriata del suo DNA e delle sue radici tessili ed è tornata a essere una delle capitali del tessile in chiave contemporanea. L’aspetto economico, industriale e imprenditoriale (importantissimo perché qui noi abbiamo la filiera del tessile, con aziende specializzate nelle diverse fasi della produzione) si accompagna a quello artistico. Un linguaggio attraverso il quale il tessile si narra ma anche un nuovo linguaggio attraverso il quale Busto Arsizio narra se stessa nel suo rapporto con il tessile. Un linguaggio contemporaneo e che guarda al futuro, al tema della sostenibilità. L’arte dichiara l’urgenza della sostenibilità affiancandosi così al lavoro delle aziende già impegnate in una profonda riflessione su questa tematica, tanto da avere attivato percorsi fondamentali legati alla loro attività in senso sostenibile con una particolare attenzione all’agenda ONU 2030».
Arte, tessile e sostenibilità...
«Quest’anno, alla tradizionale rassegna Miniartextil si affiancano due opere iconiche di Michelangelo Pistoletto, Terzo Paradiso e Venere degli stracci. Sono opere che parlano di tessile e nello stesso tempo di sostenibilità: gli stracci della “nostra” Venere sono costituiti da materiale di risulta della lavorazione di molte imprese della città e del territorio, impegnate, come dicevamo, in una produzione sostenibile, mentre Terzo paradiso è composto di tavolette, ciascuna delle quali richiama una delle azioni dell’agenda 2030, ed è stato esposto a New York, davanti alla sede dell’ONU».
Oltre a Pistoletto?
«Segnalerei la presenza di Moffat Takadiwa, artista originario dello Zimbabwe, che opera insieme ad altri giovani artisti formandoli ed educandoli, attraverso la realtà del Mbare Art Space di Harare. Gli arazzi contemporanei di Takadiwa riprendono i pattern tradizionali dei tessuti dello Zimbabwe, ma sono realizzati utilizzando materiali plastici di scarto, come i tasti dei computer e miriadi di piccoli pezzi trovati tra i rifiuti di una delle più grandi discariche del mondo. Le sue opere aprono un dialogo profondo con temi quali l’identità culturale, l’indipendenza, la questione ambientale».
Un bilancio di Miniartextil, in città dal 2018...
«Miniartextil è stato il volano attraverso il quale abbiamo potuto accompagnare Busto in questo percorso di riemersione e collocamento da protagonista sulla scena nazionale come città di cultura, che rimane strettamente legata al suo passato e parla il metalinguaggio dell’arte tessile. È un ritrovarsi e riaffacciarsi e ricollocarsi, tra passato, presente e futuro. Oggi parlare di Busto significa parlare in maniera pertinente di fiber art e parlare di fiber art oggi in Italia significa parlare anche di Busto. Si tratta di un percorso in continuo sviluppo, per questo intendiamo rafforzare ulteriormente il ruolo della fiber art in città e per la città».
“Percorsi”: dal centro alla periferia...
«Grazie alla collaborazione di numerose realtà private, anche non tessili, che da anni sostengono le iniziative in ambito culturale, è stato possibile portare la cultura anche fuori dagli spazi tradizionali, infrangere i muri che inconsapevolmente possono tenere lontano dai contenuti culturali una buona fetta di popolazione. Un “capitale di bellezza” che oggi permea la città, arriva nei quartieri, è alla portata di tutti. Ci piace pensare che le persone si possano imbattere in occasioni di cultura e di bellezza anche in modo casuale e inaspettato, in tanti incontri fatali, in diverse occasioni di innamoramento impreviste e imprevedibili».
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