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Modà in cerca di buona fortuna

Avviso ai fan: non fatevi ingannare dalla brevità. Le sei tracce che compongono l’ultimo disco dei Modà sono solo l’inizio di un ambizioso progetto discografico. D’altronde il titolo, Buona fortuna – Parte Prima, lo rivela in maniera sibillina. Guidata dal songwriting del cantante Francesco “Kekko” Silvestre e dalla solida coesione pop delle parti strumentali, la band milanese torna a due anni dall’interruzione del Testa e croce Tour con un EP che ne conferma l’usuale efficacia melodica, ma si apre anche a suoni in parte inediti.
«L’idea di uscire con un EP nasce dal momento discografico che stiamo attraversando - commenta Silvestre -. Credo che uscire oggi con un album da quindici brani e promuoverlo alla vecchia maniera sia inutile. Con le piattaforme streaming hai la possibilità sia video sia audio di andare ad approfondire le canzoni contenute in questo EP. Quindi abbiamo deciso di metterne solo sei per adesso, per dare al nostro pubblico la possibilità di ascoltarle bene e di approfondire un po’ di più i contenuti. Sicuramente ci sarà una seconda parte, ma la domanda è se ce ne sarà anche una terza o una quarta. L’idea è quella di portare poi queste canzoni anche in tour».
I primi concerti saranno per i Modà una ripartenza “da casa”, la loro Milano: il 2 maggio sono infatti attesi al Mediolanum Forum.
L’EP è stato anticipato dal singolo Comincia lo show, una critica senza mezzi termini ai leoni da tastiera condita da sonorità elettroniche. Per i Modà è un confronto musicale atipico, che il chitarrista Diego Arrigoni spiega così: «Già in vecchie canzoni come Dimmelo ci sono dei synth molto potenti, ma rimangono comunque una parte dell’arrangiamento. In questo brano invece abbiamo spinto l’acceleratore verso questi synth che rinforzano le chitarre, perché comunque la sonorità è molto simile a una chitarra distorta. E lanciando la canzone un messaggio serio e arrabbiato, abbiamo spinto in questa direzione per farle prendere forza». I testi sono incentrati sui temi dell’amore, della speranza, dell’insicurezza. Buona fortuna buona vita buona luna è una confessione fatta da Silvestre alla luce dei mesi pandemici: «È un augurio a tutti quelli che hanno attraversato questo periodo terrificante, ma parla anche di me: mi descrivo attraverso una donna, parlo della mia fragilità, di quella parte più femminile che poi è quella che scrive le canzoni, di cui magari non parlo mai perché poi mi vergogno senza motivo. Questa donna ha voglia di togliersi di dosso tutte le sue paure e i suoi pesi, di sentire la vita più leggera». Tratta un argomento delicato Scusa se non lo ricordo più, che chiude l’EP: «Racconta la malattia dell’Alzheimer nella sua fase embrionale, quella in cui vengono alternati momenti di lucidità a momenti di totale buio - continua Silvestre - Nasce da un’intervista che ho letto di Lino Banfi, che ha la moglie malata di Alzheimer. Lino raccontava proprio di questi episodi di lucidità a cui seguono quelli in cui dimenticava tutto. E nel momento in cui la moglie gli ha chiesto “Cosa succederà quando non ti riconoscerò più?”, lui le ha risposto: “Vorrà dire che ci presenteremo di nuovo”. Da questa frase, che ho trovato bellissima, tenerissima e romantica, è scaturita la voglia di andare a scrivere qualcosa di importante. Penso che sia stata una bella idea, perché si tratta di una malattia molto diffusa ma di cui si parla poco». La tracklist ospita anche una dedica del cantante alla figlia Gioia in Non ti mancherà mai il mare. Arrigoni si sofferma però anche sull’aspetto sonoro: «Nel disco abbiamo spinto verso alcuni colori, qui per esempio c’è l’ukulele. È uno strumento meraviglioso, che quando lo senti ti dà serenità: ti sembra di volare, di sognare. Basta poco per dare tutta un’altra visione a un brano».
Buona fortuna cade a circa vent’anni dall’inizio della carriera dei Modà. Il bilancio per Silvestre è decisamente positivo: «È stato un percorso bellissimo, che ci ha insegnato tanto e che ci dà la possibilità di raccontare qualcosa ai nostri figli. È vero, oggi la discografia è cambiata radicalmente. Ci credo agli streaming, sono numeri alla mano. Però poi bisogna vedere quanto durerà, perché nella musica i trend compaiono e scompaiono. Ma alla fine la musica suonata, quella vera, rimane sempre».
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