DA SAPERE
La passione scorre sul nastro (analogico)

Le più grandi sorprese musicali sono spesso riapparizioni. Dopo il recente exploit del vinile, un altro formato che si dava per spacciato è ritornato. La musicassetta, supporto audio trasportabile che animava gli walkman di decenni fa, ha ora un nuovo avamposto. Si tratta di Dirt Tapes, etichetta specializzata fondata a Forlì da quattro fedelissimi: Karim Qqru, batterista degli Zen Circus, il musicista David Stefani, il booking agent Max Iantorno e il manager Giacomo Coveri. Un progetto coraggioso che sta dando frutti insperati, rivalutando un pezzo di storia della registrazione analogica. «È un’idea che avevo in mente da dieci anni – ricorda Qqru –. Non ho mai smesso di collezionare audiocassette e vinili, neanche quando ci fu la crisi del 2001 e cessò la produzione di massa. Ogni volta che mi trovavo in mano un vinile pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto avere la versione in cassetta. Tre anni e mezzo fa ho deciso seriamente di provare a fare un’etichetta e ho conosciuto Max e David cercando le macchine, perché anche loro avevano avuto la stessa idea. I macchinari erano sparsi in Turchia, in Nordafrica o in Asia, dove si è continuato per anni a fare musicassette soprattutto per la musica locale. Poi abbiamo trovato in Austria una Tapematic nuova di pacca, prodotta nel ‘93 ma quasi mai usata, e da là è iniziata l’avventura». E dopo un inizio difficile, i risultati hanno ripagato la fatica: «La prima uscita è andata sold out in cinque giorni, e anche se si parla di tirature limitate sono numeri non bassi per le cassette. È una grande soddisfazione perché tutto nasce solo dalla passione».
Di questa prima infornata, dedicata all’alternative italiano, facevano parte La seconda rivoluzione sessuale dei Tre Allegri Ragazzi Morti, Vita e opinioni di Nello Scarpellini gentiluomo degli Zen Circus e Auff dei Management. Ma Qqru precisa: «Non c’è una questione di genere, anche se il disco degli Zen lo volevamo far uscire in cassetta, cosa impraticabile al tempo. Il prossimo tris di uscite presenterà tre generazioni di hip hop romano degli anni Novanta, Zero e Dieci. Stiamo prendendo le licenze anche di band straniere».
La produzione è sia estetica sia acustica: «Con la musicassetta puoi scegliere il colore, la stampa, la riorganizzazione del booklet. Non è il supporto audiofilo per eccellenza dato che nasce per essere più portatile. Ma stiamo facendo un remaster ad hoc perché, rispetto a come si è evoluto il modo di registrare dischi negli ultimi vent’anni, cerchiamo di riportare la versione in cassetta a un suono più legato al nastro, con master più bassi e meno frequenze ultrabasse». Qqru rimarca: «Non è una guerra al digitale: non si può far finta di essere come i giapponesi bloccati per vent’anni su un’isola convinti che ci sia ancora un conflitto bellico in atto. Io ascolto Spotify però ho i miei vinili e cassette. È un discorso di riappropriazione dell’album in sé, non solo delle playlist o del singolo». È stata anche la pandemia ad aver innescato il processo: «Il covid ci ha posto in una situazione di mortalità. Per tanti il concetto di caducità è arrivato per la prima volta. Sicuramente lo stare chiusi in casa ha dimostrato che in alcuni casi il digitale ti dà la sensazione di cattività, nel senso che certe cose non puoi averle. Tante persone hanno iniziato a comprare vinili e cassette dopo il lockdown, anche solo per il fatto di stare fuori un’ora in un negozio di dischi. Forse il covid ci ha fatto capire che avere la presenza che rimane di un oggetto può servire a qualcosa».
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