LA RETROSPETTIVA
Nari Ward e il suo senso di speranza permanente
L’artista è noto per le sue sculture e installazioni legate a temi importanti. All’HangarBicocca 26 opere realizzate con materiale di scarto

«Ground Break» la retrospettiva di Nari Ward (Giamaica, 1963; vive a New York) che l’HangarBicocca di Milano ospita fino al 28 luglio getta subito lo spettatore nel mondo dell’artista, obbligandolo ad attraversare Hunger Cradle, 1996-2024, un “bozzolo” di fili che imprigiona materiali di scarto che sfocia nell’ampio spazio della “piazza”.
Nari Ward, artista multimediale e interdisciplinare, è famoso per le sue sculture-installazioni legate ai temi della giustizia, delle migrazioni, della memoria. Ventisei opere: imponenti installazioni realizzate con materiale di scarto che si carica della «desolazione... dell’esistenza di altre persone» nel tentativo di «raccontare una storia... non solo» dell’artista. Ma oltre gli aspetti contenutistici, queste opere popolano con grande presenza scenica l’intero spazio pregno di un’armonia compositiva che si manifesta in un bilanciamento tra aree percorribili e intransitabili, tra volumi pieni e ampi vuoti. Prende così vita un paesaggio visivo in cui sculture compatte come Behold, 1996, o Crusader, 2005 si affiancano a lavori trasparenti o traslucidi (ciclo Geography). Seducenti le opere Geography Bedsprings, 1997/2024, e Geography Pallets, 2000/2024: enormi lavori, il primo realizzato con molle da letto, il secondo di plexiglass, bancali e zucchero bruciato che giocano parallelamente, ciascuno con le proprie peculiarità materiche, gli elementi di trasparenza e opacità, levità e solidità con un effetto finale che impegna l’occhio in una caccia ai possibili percorsi che si dipanano dal dettaglio all’insieme.
L’illuminazione aggiunge un ulteriore livello di fruizione formale, modellando con ombre e riverberi un’ectoplasmatica architettura.
Indubitabilmente moderna, centrata su un’arte “impegnata” che trae la propria ispirazione dalla società e dalle interazioni di una realtà dura e complessa (la varietà formale delle opere è lì a dimostrarlo), la ricerca di Ward denuncia (anche formalmente attraverso tendenze “poveristiche” e il riuso di materiali innalzati quasi a reliquie) la sua necessità di penetrazione del mondo e il coinvolgimento nelle vicende della vita.
Infine, anticipata da un odore pungente, Super Stud, 1994/2024, una casetta con tetto e pareti di PVC trasparente. Tranci di merluzzo, “incastonati” nel sale grosso, costituiscono il pavimento; ovunque l’iconografia della Madonna con Bambino. L’opera va maneggiata con prudenza. Richiami iconografici così ridondanti non possono non acquisire legami peculiari: sotto i piedi piastrelle di pesce, alle pareti ossessivamente il Bambino; a mediare sovviene il termine greco ichthus (pesce) acrostico di Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore... non proprio un nesso innocuo.
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