ITINERARI
Angera, il Colle San Quirico e il suo anello

Una manciata di chilometri separa Angera dal paese di Ranco. Ma mai come in questo caso vale un assunto quasi proverbiale: spesso non serve andare troppo lontano per scoprire meraviglie sconosciute. Ancor più che la passeggiata non si adatta solo agli escursionisti più rodati, ma anche a quelli meno esperti: pochi e graduali dislivelli altimetrici, ampi tratti di percorsi in sicurezza e soprattutto un panorama mozzafiato sul Lago Maggiore. Inoltre, gli appassionati di trekking non possono lasciarsi scappare l’occasione di visitare due gioielli del territorio, l’uno architettonico e l’altro naturale: la chiesa di San Quirico e l’imponente Sasso Cavallazzo.
Per i più allenati, basta circa un’ora di cammino per giungere dalla Rocca di Angera al Colle di San Quirico. Ma è possibile anche parcheggiare presso la chiesetta della Beata Vergine del Rosario a Uponne, frazione di Ranco, per poi incamminarsi verso l’Anello di San Quirico. Sette chilometri di sentieri tra boschi, vigneti e viste sul lago, escludendo la salita fino alla chiesa che dà il nome al monte. Notizie dell’edificio, dal quale si godono scorci paesaggistici da cartolina, si hanno fin dal XIII secolo, ma non è da escludere una costruzione precedente, sulla quale aleggiano varie leggende. Una di queste vuole che la chiesa, intitolata a un martire bambino morto in Asia Minore durante la persecuzione di Diocleziano e a sua madre Giulitta, sia opera di due eremiti, secondo alcuni San Giulio e suo fratello Giuliano. Il primo stava sul colle di Ranco, l’altro su quello di San Salvatore a Massino Visconti, sul lato opposto del lago oggi in provincia di Novara, intento a costruire anch’egli un luogo di culto. Avendo a disposizione una sola cazzuola e un unico martello, li condividevano lanciandoseli miracolosamente da una sponda all’altra. Fatto sta che la chiesa di San Quirico è stata visitata da personaggi illustri, come il cardinale Schuster nel 1935, e tutt’oggi ospita il locale pellegrinaggio ranchese del 25 aprile e quello angerese del Lunedì dell’Angelo. Da notare anche un’elegante meridiana incisa su una parete della struttura. Tornati sul sentiero dell’Anello, il percorso discende fino a una strada secondaria sopra il lago. A questo punto, il visitatore può decidere se risalire per i Ronchi, ovvero i terreni abbracciati dalle vigne che danno il nome al celebre vino d’Angera, o spingersi verso le rive del golfo della Quassa, dove campeggia il caratteristico masso erratico detto Sasso Cavallazzo. Classificato come monumento naturale dalla Regione Lombardia, il sasso è il risultato dei depositi rocciosi di serpentino trasportati dal ghiacciaio che ricopriva il Lago Maggiore durante la glaciazione Würm, avvenuta tra i 24mila e i 10mila anni fa. A differenza degli altri massi erratici del Verbano, solitamente posti nell’immediato entroterra, il Cavallazzo è l’unico a trovarsi dentro il lago stesso, tanto che non è stato possibile misurare l’intera sua massa, per lo più nascosta dal livello delle acque. La posizione fortemente inclinata e la forma a testa equina, a cui deve il nome, hanno attirato l’attenzione di esimi naturalisti, il primo dei quali fu Antonio Stoppani nel suo Corso di geologia del 1873. Ma non c’è solo da studiare, ma anche da divertirsi. È risaputo infatti che gli abitanti del luogo utilizzavano la roccia come scivolo per i propri bagni estivi. Di grande interesse è inoltre la cosiddetta marmitta dei giganti: una cavità cilindrica alla base del colosso, diretta verso il lago, generata dall’attività erosiva dei vortici di acqua e ciottoli creati dalle correnti. Ritornando al Colle di San Quirico, un’ulteriore deviazione accompagna nuovamente l’escursionista tra i boschi fino a pochi passi dalla rinomata Rocca di Angera, dalla quale la vista è altrettanto invidiabile. Una degna conclusione della camminata può essere una breve visita al lungolago. Oppure i più volenterosi possono fermarsi alla Rocca o addentrarsi nella misteriosa Grotta di Mitra, che si trova sul sentiero che conduce alla fortezza. La gita è piena di sorprese e alla portata di tutti.
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