CONCEPTRONICA
Un mondo fatto di forme d’arte diverse

Chiamarlo genere sarebbe decisamente riduttivo: la conceptronica è infatti ben più di un genere musicale. È piuttosto un intero mondo fatto di fusione tra differenti forme d’arte. Non solo: si tratta anche di un vero e proprio esperimento praticato da artisti, musicisti e produttori, che cercano nuove modalità di fruizione da parte del pubblico in alcuni spazi particolari come musei, gallerie d’arte e festival. Non si parla più dunque soltanto di club, locali e discoteche, ma di altri tipi di spazi, dove la fusione artistica può manifestarsi in modo ancora più profondo. Ed è qui che entra in gioco l’ideatore del termine conceptronica, il critico musicale Simon Reynolds: è proprio lui a specificare che non si sta parlando appunto di un canonico genere, ma di una complessa e multisfaccettata «operazione artistica, connessa alla ricezione del pubblico», che passa anche da mondi come «l’astrazione digitale ad alta definizione, toccando stili come vaporwave (un particolare tipo di elettronica) e hauntology», un termine utilizzato dallo stesso Reynolds per indicare un genere all’avanguardia di musica passata che infesta il presente (dall’aggettivo haunted, che significa appunto infestato).
Il critico fa notare che gli artisti propongono dei veri e propri progetti concettuali e che la maggior parte di chi si occupa di conceptronica ha frequentato le scuola d’arte, corsi di laurea o master connessi al mondo artistico, ma anche filosofico. In questo mondo, conta tantissimo il settore digitale, dunque giocano un ruolo fondamentale le nuove tecnologie, che intervengono per una fruizione migliore e più completa della musica stessa. Anzi, oltre a parlare di digitale, la conceptronica tocca anche la questione del tema iperdigitale. E, molto importante, anche la connessione con il mondo dei videogames (spesso le musiche ricordano proprio quelle di sottofondo dei videogiochi anni Ottanta-Novanta).
Senza dimenticare il settore dell’animazione 3D e quello della video-arte, compreso il video mapping, cioè le proiezioni su pareti - anche queste molto utilizzate nelle mostre d’arte ultimamente - ma anche le visuals, cioè immagini e grafiche proiettate dietro alla consolle dei Dj, abbinate di volta in volta a una traccia musicale. Dentro al variegato mondo conceptronico c’è davvero di tutto: per esempio la realtà aumentata con i visori VR, anch’essi utilizzati nelle mostre d’arte di ultima generazione. Alla musica si uniscono anche temi più profondi che toccano politica, storia e filosofia, perché studiare e approfondire permette di sviluppare mondi artistici più interessanti. Reynolds sottolinea come gli artisti conceptronici riescano ad auto-curarsi, in un mondo in cui l’arte in generale soffre dal punto di vista del sostegno economico (e, ancora di più, questo sta succedendo durante l’ultimo anno pandemico). Gli esponenti della conceptronica creano infatti progetti molto accurati che li aiutano ad accedere più facilmente a domande di finanziamento. Di fatto, anche coloro che si occupano prettamente di musica, non guadagnano tanto attraverso le uscite discografiche (in un mondo in cui, purtroppo, comprare i dischi è spesso un lusso riservato a pochi), ma piuttosto attraverso le esibizioni «in un circuito internazionale in continua crescita - spiega il critico - che comprende festival di musica sperimentale in diverse parti d’Europa e del mondo, insieme a concerti sovvenzionati all’interno dei circuiti museali e anche nelle stesse università». Ecco perché, per questi produttori e compositori (oltre naturalmente alla competenza musicale), è fondamentale la conoscenza delle arti visive, come pittura, scultura, architettura e fotografia.
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