TESTI E MUSICA
Divento Tropico e ci metto la voce
Davide Petrella presenta l’album di debutto da solista

«Quando ho a che fare con le canzoni sono come un bambino con i giocattoli. Per me non c’è genere musicale giusto o sbagliato, nobile o meno. Anzi, è fantastico avere più possibilità di divertimento». Tropico, all’anagrafe Davide Petrella, non ha cambiato atteggiamento per il suo album di debutto solista. Non esiste amore a Napoli è un omaggio alla sua città, ma anche il tentativo di aprire una nuova strada nel mercato discografico. Una musica più umana e meno confezionata, nel segno della forma canzone.
Dopo tante collaborazioni come autore di testi, tra cui quelle con Cesare Cremonini, J-Ax e Fedez, Fabri Fibra e Gianna Nannini, Tropico intraprende un percorso personale. Scintilla che ha fatto scattare il progetto è stata la title-track, arricchita dal featuring di Calcutta. «Sono molto ancorato alla canzone come concetto, come idea di lavoro – spiega –. Tutto è partito da Non esiste amore a Napoli, che mi ha portato a scrivere canzoni che avessero un altro sound e un altro modo di raccontarmi. È una canzone che ha spostato i miei equilibri, la canzone-guida che ha dato la direzione per tutte le altre». In tal senso, scindere tra il suo curriculum d’autore e il nuovo ruolo di cantante in prima persona è stata per Tropico un’operazione naturale: «Non ho mai avuto il problema di rimpiangere una canzone scritta per altri. Quando scrivo con o per qualcun altro, cerco soluzioni che sicuramente non riguardano me. Mi piace imparare il linguaggio di un altro artista e trovare la chiave per arrivare al suo pubblico. Quando scrivo per me, invece, so dal primo istante che sarà un lavoro più viscerale».
L’interlocutore di un artista è sempre quello, e può essere spietato o benigno: «La cosa principale è empatizzare con le persone. La musica è della gente e decide lei la vita, la durata di una canzone. Per me esiste solo la gente che ascolta la musica, e la gente ha sempre ragione. Se un giorno si accende una luce su di me e sulla mia musica lo deve aver deciso il pubblico». Tropico spera di convincerlo con una proposta diversa. «È il momento di qualcosa di nuovo – afferma –. In un periodo in cui i nuovi artisti non suonano più uno strumento, perché ormai si può fare musica anche suonando i bicchieri, le persone vogliono qualcosa di più prezioso. Anche per via del periodo che stiamo vivendo c’è bisogno di empatia e se tutto suona di plastica è difficile ottenerla. Il racconto delle canzoni deve sapere di vita e anche il suono deve essere più reale. L’Italia ha una grandissima tradizione di canzoni che non va cestinata, perché in questo momento in cui la musica si livella verso il basso le cose più originali si faranno notare. Cerco di comunicare questo agli artisti con cui collaboro. E sono sicuro che stiamo andando verso una musica più ambiziosa». Come nel caso di Elisa, ospite d’onore dell’album, o di Cremonini, «il primo artista che ha creduto in me». Tra i guest anche Coez e Franco 126. «L’anima del disco è suonata. Ci siamo concentrati sul suono dei sintetizzatori, sulla scelta dei musicisti, sui microfoni per la batteria. Per me questa è la musica che dovrebbe farsi spazio in questo momento».
Francesco Rossetti
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