L’IDEA
Credere o no al calamaro gigante?
Esiste anche ciò che non è verificato. Questione di fiducia

L’idea che esista qualcosa e/o qualcuno oltre tutto ciò che si vede e tutti coloro che si vedono è grande come un calamaro gigante. Una prova, questa però piccola in quanto personalissima, l’ho colta nelle letture estive tra carta e web. Stavo infatti leggendo il libro di Fabio Genevosi, Il calamaro gigante, appunto - molto ben scritto e argomentato e raccontato - quando compulsando Twitter, il social network più amato dai giornalisti, ho notato una notizia segnalata da Gianni Riotta, già direttore del Tg1 e del Sole 24 Ore e oggi editorialista di Repubblica, Stampa e Huffington Post, oltre che direttore della Scuola di giornalismo della Luiss di Roma. Insomma, fa tante cose Riotta, ma trova anche il tempo di tuittare notizie clamorose come questa: «This is a 393-years old Greenland Shark that was located in the Arctic Ocean.». Uno squalo di quasi 400 anni, con tanto di foto, ma com’è possibile? E infatti titola UsaToday: Fact check: «Claim that a viral image shows a 392-year-old shark is unverified», annuncio non verificato. È proprio come il calamaro gigante, quasi 15 metri di tentacoli e c’è chi dice di più; qualcuno l’ha visto, qualcuno l’ha disegnato, qualcuno l’ha raccontato a qualcuno che l’ha raccontato a qualcun altro, fino al libro di Fabio Genovesi, che è un romanzo non romanzo e contemporaneamente un saggio non saggio. Ma soltanto ciò che è verificato esiste? Naturalmente no, sia per ragioni di spazio conosciuto, leggendo Genovesi si capisce quanto è profondo il mare, come cantava il maestro Lucio Dalla, e pure quanto poco conosciamo delle acque del pianeta terra. Ma anche temporale: il futuro non è verificato, ma prima o poi esisterà. Chi avrebbe mai pensato potesse accadere una pandemia così globale e così pericolosa da chiudere tutto il mondo globalizzato in una casa o nascosto da una mascherina, prima di questi mesi? C’è dunque un problema che dobbiamo trasformare, come sempre, in opportunità. Il problema: non possiamo e non siamo ovviamente in grado di verificare tutto. L’opportunità: abbiamo uno straordinario strumento di ampliamento delle nostre capacità di verifica, cioè la fiducia negli altri, per chi crede si attaglia meglio la parola “fede”. Se mia moglie o mio marito mi dice che sta arrivando una macchina da destra, anche se io non la vedo, mi fido e allo stop non riparto. Se un medico mi dice che per questa malattia c’è questa cura o per questo virus c’è questo vaccino, mi fido e la seguo e lo faccio, anche se non ho verificato tutto in prima persona. E qui si aprirebbe un tema tanto bello quanto impegnativo sul rapporto tra fede e scienza, quando invece l’interrogativo estivo è molto più terra terra, anzi mare mare: credo più al calamaro gigante o allo squalo attempato?
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