LA BAND ROCK ANNUNCIA L’ULTIMO TOUR
Litfiba, preparatevi all'ultimo girone con noi

«Siamo felici di annunciarvi che questo sarà l’ultimo tour dei Litfiba. E lo diciamo con estrema gioia e con il sorriso sulle labbra».
L’inaspettata notizia data da Piero Pelù e Ghigo Renzulli, voce e chitarra, volto e anima della storica rock band fiorentina, non ha il sapore di un requiem o di un epitaffio.
È anzi l’invito a «una grande festa», chiarisce Pelù: «Ve lo diciamo con il massimo orgoglio, la gioia e tutto il bene che ci vogliamo. Non vorremo mai ritrovarci come McCartney che oggi dice «Mi pento di non aver mai detto a John che gli volevo bene». «Tutte le cose al mondo hanno un inizio e hanno una fine – chiosa Renzulli –. E in ogni caso finire in un modo del genere è bello e divertente».
L’ultimo girone, questo il titolo scelto per il giro di boa finale, celebra anche i primi 40 (+2) anni di vita dei Litfiba, o come ironizzano Pelù e Renzulli, «i quaranta più Iva». Il riferimento letterario è al poeta più fiorentino che si possa immaginare: «L’ultimo girone, quello in cui Dante si capovolge, è un cambiamento di stato- commenta Pelù. Ma siamo sempre noi e quello che abbiamo scritto in questi anni ci auguriamo che possa rimanere. Lasciamo tredici album, almeno una decina di evergreen: questa cosa ci inorgoglisce. Siamo appagatissimi di quello che abbiamo ottenuto dalla nostra musica. Siamo contenti di poter dire a tutti ciao volendosi bene e suonando, perché noi siamo nati per suonare. Il palcoscenico è stata la prima cosa che ci ha uniti in quel 6 dicembre del ‘80 e sarà anche l’ultima che ci vedrà insieme alla fine del ’22».
Le prime date, il 26 e 27 aprile, saranno al Gran Teatro Geox di Padova. Poi tappe a Napoli, Roma, Firenze e il 24 e 25 maggio all’Alcatraz di Milano. Ma presto si aggiungeranno nuovi live.
In preparazione ci sono tra le sessanta e settanta canzoni tratte dall’intera discografia dei Litfiba: «Da ogni album ne prenderemo almeno tre o quattro e poi a rotazione cercheremo di suonarle tutte- spiega Pelù. Ogni sera cambieremo la scaletta di almeno sette-otto pezzi».
Per ora a completare la line-up ci sono Luca Martelli alla batteria, Fabrizio Simoncioni alle tastiere e Dado Neri al basso.
Ma il sogno è coinvolgere altri due memorabili componenti: il bassista Gianni Maroccolo e il tastierista Antonio Aiazzi. «Ci stiamo lavorando», assicura Renzulli.
Dalla cantina-sala prove di via dei Bardi il viaggio è stato lungo e incredibile. Tra i tanti aneddoti degli anni Ottanta l’inossidabile duo ricorda la vittoria al festival rock di Bologna, la scommessa del tour in Francia, il grande successo al festival Transmusicales di Rennes e tanta gavetta.
Ma anche una rocambolesca tournée sovietica nel 1989, tra l’arrivo a Mosca su un aereo sgangherato e i disagi di un popolo ridotto alla fame; un battibecco con militari di Berlino Est per le riprese poi sequestrate di un tour-movie; oppure i concerti in Australia per il Festival dei Due Mondi, quando investirono un canguro e finirono capottati con l’auto.
A testa in giù proprio come nell’ultimo girone dantesco. Renzulli rammenta anche quella volta che in Messico Pelù gli salvò la vita, traendolo in salvo da uno strapiombo su colata lavica.
Ma i Litfiba rimarranno noti anche per le tematiche impegnate, imperniate sempre su un convinto pacifismo. I diritti civili, la paura del diverso, le guerre di petrolio, il nucleare, l’ambiente sono solo alcune. Non a caso nel mentre citano i casi di Patrick Zaki, del DDL Zan e dell’importanza dei vaccini. «Siamo sempre stati molto legati all’attualità delle cose. Abbiamo preso delle posizioni scomode e ne siamo orgogliosi», conclude Pelù. Come quella volta che il cantante entrò in contrasto addirittura con papa Wojtyła sulla necessità del preservativo per combattere l’Aids.
Se chiedono loro che cosa faranno una volta concluso il tour, la risposta è sicura e serena: «I musicisti», afferma Pelù. «Quello che abbiamo sempre fatto» aggiunge Renzulli, che sul futuro del resto osserva: «È l’ultimo tour, ma nulla toglie che anche senza il nome Litfiba si continui a collaborare».
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