CHE FINE HA FATTO
Mille non più mille

Ma che fine hai fatto, mitico numero 1.000, per i letterati poco avvezzi all’aritmetica altrimenti scritto «mille»? Ma come ti sei ridotto? Tanto tempo fa eri il più temuto di tutti i numeri: «Mille e non più mille», dicevano di te ottocento anni dopo gli storici, sostenendo che la popolazione del decimo secolo fosse terrorizzata dall’idea che avresti segnato la fine del mondo.
Sempre nell’Ottocento fosti sinonimo di conquista e inizio del Risorgimento: eccoli con la camicia rossa, i garibaldini, imbarcarsi a Quarto non certo per visitare in giornata Portofino o farsi un selfie alle Cinque Terre, ma per sbarcare a Marsala, unirsi ai rivoltosi, vincere le truppe borboniche e dare il via alla composizione dell’Italia sotto il monarca sabaudo. A loro tutti noi Italiani dobbiamo tanto: come ci chiameremmo oggi senza la loro impresa?
Ma anche i monarchi sabaudi passano e allora ecco che quella da mille (lire) diventa la banconota per eccellenza dell’Italia repubblicana dopo essere stata emessa per la prima volta nel lontano 1894. In particolare, dal 1962 al 1969 e ancora dal 1969 al 1981 ha avuto impresso il volto di Giuseppe Verdi, poi dal 1982 al 1989 quello di Marco Polo, infine dal 1990 all’euro quello di Maria Montessori. Cara, vecchia mille lire!
E poi dai, mille è sempre stato un simbolo di quantità: quelle di chilogrammi e chilometri a confronto con grammi e metri sono storie di multipli con tre zeri in più che surclassano le loro unità di riferimento. E quando non sappiamo quante sono le cose da contare, a che numero ci rifacciamo? Ma al mille, ovvio. Basti pensare al millepiedi: i diplopodi, così si chiamano scientificamente, sono circa dodicimila specie classificate in 140 famiglie e in 16 ordini. Quante hanno mille piedi? Nessuna: quella che ne ha di più ne ha 750. Eppure nessuno ha mai parlato dei settecentocinquanta piedi.
E adesso, caro mille, che fine hai fatto? La musica ti ha tradito: nel 1939 ci provò già Gilberto Mazzi, che voleva mille lire al mese per essere felice, e ancora era cosa comprensibile. Ma oggi a distruggerti ci hanno pensato Fedez e Achille Lauro, che ti hanno lanciato contro l’ariete Orietta Berti trasformandoti nel tormentone dell’estate: le hai risolto un bel problema (farle festeggiare degnamente i 55 anni di carriera) e va bene così, ma puoi star certo che, contrariamente a quel che canta, professionalmente parlando però poi non gliene restano mille.
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