IL CONVEGNO
Opportunità miliardarie e promesse di bellezza
Ma sul futuro delle aree dismesse gravano i vincoli del credito e una burocrazia che blocca le imprese

A dimostrare quanto sia importante il tema delle aree dismesse sono i numeri riassunti dal responsabile del settore Real Estate di TEHA Group Jacopo Palermo davanti alla platea che martedì 6 maggio si è riunita nella sede del Gruppo Sev a Borsano: nella provincia di Varese ci sono 630 aree dismesse, 86 delle quali censite da Regione Lombardia e ritenute particolarmente strategiche. Queste aree complessivamente coprono una superficie di 24 chilometri quadrati e potrebbero generare un valore diretto di 16 miliardi di euro, che comprendendo anche le ricadute indirette e l’indotto potrebbero diventare 1,7 miliardi all’anno per i prossimi 25 anni. A livello nazionale, il business vale poco meno di 1.400 miliardi. Per l’esattezza 1.360 miliardi di valore cumulato nel prossimi 25 anni, il che significa un valore medio generato ogni anno di 54,4 miliardi.
Sono numeri che la dicono lunga su quanto il tema della rigenerazione urbana sia importante per l’Italia e per la provincia di Varese, che essendo stata tra le prime a vivere la rivoluzione industriale oggi si trova a fare i conti con la pesante eredita di fabbriche e stabilimenti creati quando la coscienza ecologica non era neppure lontanamente paragonabile a quella odierna. Chi è un po’ avanti con gli anni ricorderà di quando l’acqua dell’Olona cambiava colore ogni mattina, a seconda delle lavorazioni che venivano effettuate nelle tintorie nate lungo il suo corso.
Praticamente non c’è amministrazione locale che non si ritrovi sul suo territorio una vecchia fabbrica o un vecchio capannone, con il suo carico di veleni che si tira dietro da venti, trenta e in qualche caso anche cinquant’anni. Alcune sono realtà piccole, altre come l’ex cartiera Vita Mayer di Cairate sono gigantesche. Altre ancora, come la Insa di Fagnano Olona, sono vere e proprie bombe ecologiche. Tutte chiedono di essere trasformate in luoghi di bellezza a disposizione della comunità. Palermo ha mostrato grafici alla mano le tendenze demografiche e sociali da qui al 2050, indicando quindi il conseguente scenario immobiliare. Il problema ora è tradurre questo potenziale in interventi concreti e sostenibili.
Dopo Palermo però ha parlato Marco Reguzzoni, e per la platea è stato una doccia fredda. Perché secondo Reguzzoni oggi investire nella rigenerazione urbana non è affatto facile. Primo perché le imprese non riescono a trovare validi capocantieri, secondo perché le banche non concedono credito così facilmente e terzo perché la burocrazia italiana è talmente asfissiante da trasformare qualsiasi iniziativa in una corsa a ostacoli dagli esiti imprevedibili. «Le regole – ha spiegato Reguzzoni – sono tanto numerose e complesse che ogni funzionario può interpretarle come vuole, Questo causa un’incertezza di diritto che nuoce a tutti».
Come uscirne? Come ha spiegato la presidente dell’Ordine degli architetti di Varese Elena Brusa Pasqué, la soluzione potrebbe essere quella di «premiare gli imprenditori che ci credono rinviando il pagamento di oneri e imposte a quando l’operazione avrà cominciato a generare reddito». Perché sicuramente le aree dismesse sono una grandissima opportunità da diversi punti di vista, ma con le regole attuali in Italia non sarà semplice passare dalle parole ai fatti.
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