ARTE
Passageway, la mostra di Wolfgang Laib a Villa Panza
Un viaggio spirituale e metafisico realizzato in quattro grandi installazioni

Compone le sue opere con una cura maniacale per ogni minimo dettaglio. Si muove silenzioso, a piedi scalzi, con gesti pacati e misurati, consapevole della volatilità dei pollini, della delicatezza della cera, della preziosità dei chicchi di riso, che lascia scivolare dalla mano. Lavora così l’artista tedesco Wolfgang Laib (Metzingen, 1950) che ha appena inaugurato una personale a Villa Panza, sul colle di Biumo a Varese.
A cura di Anna Bernardini, Passageway è un viaggio spirituale e metafisico, in una dimensione che si integra perfettamente con lo spirito collezionistico di Giuseppe Panza anche se nessuna opera di Laib è presente nella raccolta storica del conte. Le installazioni realizzate negli spazi espositivi delle Scuderie e delle Rimesse delle carrozze rispondono anche alla filosofia dell’ultimo appuntamento di un programma quadriennale dedicato a temi cari a Giuseppe Panza, incentrato su Natura e forma.
Quattro grandi installazioni, di cui una studiata appositamente per lo spazio della Rimessa delle carrozze, realizzate con materiali organici e inorganici, trascendono l’esperienza visiva e artistica per accompagnare lo spettatore in una dimensione meditativa e universale. Laib unisce spiritualità orientale e occidentale e riconosce nell’arte la manifestazione visibile dell’invisibile. Archetipi, pratiche rituali, forme primordiali, riti dell’inizio della vita e dell’eternità convivono nelle opere che abitano gli spazi varesini.
PassagewayInside-Downside, nella Scuderia grande, è un’installazione composta di cinquantadue imbarcazioni in ottone, che ricordano le barchette di carta origami dell’infanzia, adagiate su altrettanti cumuli di riso, pronte per salpare per un mondo altro. Brahmanda, ispirata a Brahma e al mito dell’uovo cosmico, è una pietra ovoidale di granito nero, apparentemente liscia, che in realtà porta su di sé dei segni dell’intervento umano e del tempo.
Nella rimessa delle carrozze, metafisica l’installazione Crossing the River-for Bodhiharma, dedicata al monaco buddista indiano: uno spazio bianchissimo, quasi da sala operatoria, non lontana dalle luminescenze dei neon di Dan Flavin della collezione permanente. Alle pareti sette lavori di carta su legno, in cui il disegno chiaro emerge dal fondo bianco solo grazie alla luce. Untitled 2023 è invece a suggestiva installazione site-specific che ospita al centro della sala punteggiata da cumuli di riso una “camera di cera” profumata che offre un’esperienza sinestetica.
«Lo spazio della Villa del conte Giuseppe Panza, che ho conosciuto nel 1978 in occasione di una mostra a Firenze», racconta l’artista, «è il luogo ideale per accogliere i miei lavori». Uno spazio fortemente evocativo dell’armonia tra natura e opera dell’uomo, che naturalmente invita al silenzio e alla meditazione.
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