LIETO FINE
Ritrovata nei boschi, «avete salvato mamma»
Giuseppina migliora ma dovrà restare in ospedale. Il grazie della famiglia
Sta facendo il giro d’Italia e anche oltre la storia di Giuseppina Bardelli, la malnatese di 88 anni sopravvissuta in montagna, al Passo della Forcora sopra Maccagno, per quattro lunghi giornI, da mercoledì 21 a domenica 25. Fino al lieto fine da film. L’anziana era arrivata in vetta per cercare funghi insieme al figlio Sergio e avrebbe dovuto raggiungere alle 16 il parcheggio per rientrare: invece era caduta in una rivetta scoscesa e lì è rimasta fino all’altro ieri, quando le squadre dei soccorsi hanno sentito le urla. «Aiuto, aiuto». La salvezza, il volo in elicottero, le cure.
Condizioni buone
La donna sta bene, a parte la rottura delle costole, ma dovrà restare ancora per qualche giorno all’ospedale di Circolo di Varese. Al suo capezzale i figli e gli altri familiari, che vogliono ringraziare quanti si sono impegnati giorno e notte per arrivare a questo vero e proprio miracolo: «Vogliamo dire grazie al sindaco di Maccagno con Pino e Veddasca, Ivan Vargiu, un uomo speciale, nato e cresciuto qui, esperto di escursioni e mountain-bike, che conosce benissimo il territorio e per primo si è messo sui sentieri nelle operazioni - dice il figlio maggiore Roberto Crugnola, parlando anche a nome della madre -. Grazie a tutti gli altri enti coinvolti nelle ricerche, ai vigili del fuoco, ai volontari, ai carabinieri che ci sono stati vicini per giorni e che poi ci hanno telefonato dandoci la bellissima notizia quando ormai stavamo perdendo le speranze».
A stupire sono le condizioni di salute buone, anche nell’immediatezza dei soccorsi, pensando alla lunga esposizione alle intemperie senza cibo, acqua e ripari: domenica, quando i primi sanitari si sono calati nel burrone, si sono accostati alla donna, quasi increduli che si trattasse proprio di lei. Invece ha saputo rispondere a tutte le domande per l’identificazione, raccontando anche come era sopravvissuta: bevendo acqua piovana, riparandosi con le felci e dormendo sotto un faggio, a testa in giù per evitare l’incontro con animali selvatici. Come la volpe che tornava ogni notte, con la paura che ci potessero essere cinghiali e, perché no, persino lupi, avvistati sulle montagne fra Italia e Svizzera.
La fama inaspettata
A darle forza, il pensiero dei suoi cari, la preghiera, la fiducia in se stessa e nelle squadre sulle sue tracce, con la certezza che qualcuno prima o poi sarebbe arrivato per riportarla a casa. Così è accaduto e il suo caso appare quasi unico: «Le abbiamo portato la Prealpina in ospedale - racconta ancora il figlio -, dicendole vedi, tu non vuoi mai metterti in mostra ma sei sulle prime pagine. E lei: “no no, per l’amor di Dio”. In queste ore ci sta chiamando il mondo intero per quello che è accaduto. Mamma continua a migliorare, siamo stati a trovarla e sta sempre meglio: ha un bel colorito e ha recuperato vitalità, ha mangiato, nonostante le costole rotte che la costringono a qualche giorno di ospedale».
Una nonna, una roccia.
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