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Social proibiti agli Under 16: ci voleva tanto?
L'Australia rende operativo lo stop totale
In Nuova Zelanda vogliono sterminare i gatti, in Australia cercano invece di salvare gli umani. Abbiamo raccontato qualche settimana fa della decisione del governo del paese ormai identificato con la Terra di Mezzo del Signore degli Anelli di sterminare tutti i gatti randagi entro il 2050, provvedimento mirato sostanzialmente a recare meno disturbo possibile all'uomo... Ma per fortuna, dalle stesse latitudini arriva uno spiraglio di luce che dimostra che esiste ancora la possibilità di portare avanti politiche coraggiose e soprattutto basate su una visione del mondo che verrà.
Il governo del paese dei canguri infatti ha deciso di mettere in pratica un provvedimento approvato un anno fa che prevede la proibizione dell'utilizzo dei social network da parte dei ragazzi sotto i 16 anni di età, indipendentemente dall'opinione dei genitori. Una determinazione radicale ancora più dura rispetto a quella che ha preso nelle scorse settimane la Danimarca che ha stabilito di applicare un divieto assoluto sotto i 13 anni, consentendo nei due anni successivi l'utilizzo delle piattaforme previo il consenso genitoriale. La norma è entrata in vigore il 10 dicembre, data storica non solo per il gigante dell'Oceania ma anche per il pianeta perché prima di tutto dà una risposta netta a un quesito che sociologi di tutto il mondo si pongono da anni: sono pericolosi i social network per i bambini? La domanda appare ormai idiota vista l'evidente impatto sulle nuove generazioni ma, tant'è, nessuno fino ad ora aveva avuto il coraggio di prendere l'unica decisione possibile.
Le anime belle sostengono che qualunque forma di proibizionismo finisce per avere conseguenze peggiori del danno che vorrebbe arginare, tirando in ballo il tema delle droghe leggere o degli alcolici ma tale argomentazione è un colosso dai piedi d'argilla proprio per il discorso anagrafico. Quando negli Stati Uniti venne proibita la vendita degli alcolici, il contrabbando spopolò creando una nuova forma di criminalità organizzata, ma questo perché la domanda della sostanza in questione era da parte degli adulti. Persone quindi in grado di infilarsi in qualche nascosto bugigattolo per bere il proprio whisky di contrabbando come abbiamo visto in mille film ambientati nei Ruggenti Anni 20. Molto diversa la questione per quanto concerne i social per un ragazzo che ha meno di 16 anni: vero, tanti sono sufficientemente sgamati da trovare il loro “locale proibito” nei meandri di internet ma, non raccontiamoci balle, basarsi su questo aspetto per non prendere una decisione del genere sarebbe il solito benaltrismo ipocrita per non andare al cuore del problema: ovvero la reazione di colossi come Facebook, TikTok o Instagram che hanno perso così una fetta dei loro utenti sul territorio australiano. Ma il premier Anthony Albanese se n'è strafregato e ha tirato dritto e non possiamo che augurarci che diventi il capofila di una tendenza doverosa per proteggere i nostri ragazzi da uno strumento che può essere utilissimo ma solo se gestito con maturità anziché lasciato a livello di Far West. Poi bisognerà ragionare anche su come limitarne l'uso a quegli adulti convinti di essere virologi o allenatori della Nazionale ma intanto accontentiamoci di questo primo passo.
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