IL MEDICO POLITICO
Tomassini, il senatore della sanità ascoltato da tutti
Sulla Prealpina di martedì 14 ottobre due pagine dedicate ad Antonio Tomassini, morto in mattinata all’ospedale di Varese: la sua vita

Il suo sindaco è stato Giuseppe Gibilisco nei cinque anni in cui fu consigliere comunale per la Democrazia Cristiana a Varese; il suo premier è stato Silvio Berlusconi quando cadde la Prima Repubblica e lui fu uno dei superstiti considerato buono anche per incarnare la Seconda.
Volendola sintetizzare in poche parole è questa la scheda politica di Antonio Tomassini, senatore di Forza Italia, presidente della Commissione Sanità per lunghi periodi, ascoltato consulente di ministri e parlamentari tutte le volte che per affrontare una questione non bastava conoscerla nel presente, bisognava interpretarla utilizzando le chiavi del passato.
Dire, dunque, che se ne va con Tomassini un testimone della recente storia repubblicana è più che plausibile. Certamente non scompare una meteora, ma un astro che ha brillato per quattro legislature, sempre a Palazzo Madama, e un personaggio che deve la sua carriera anche al fatto di essere stato medico.
AD ARCORE
La raccontano così: nei primi anni ‘90 la villa di Arcore comincia ad animarsi di figure che non l’avevano mai frequentata prima. Vanno a incontrare il Cavaliere Dimezzato, cioè diviso tra gli amici veri che gli sconsigliano di “scendere in campo” e altri, interessati e ruffiani, che ce lo vogliono spingere. A una di queste riunioni partecipa Tomassini come persona informata dei fatti democristiani ed ancora estraneo alle vicende della futura Forza Italia. Senonché il padrone di casa accusa un malore, forse un semplice mancamento. Un medico, ci vuole un medico. Tomassini si fa avanti: è un ginecologo, ma basta e avanza per controllare il polso a Berlusconi, soccorrerlo, tranquillizzarlo.
Il paziente non dimentica e quando si guarda in giro nel 1997, dovendo scegliere candidati per la tredicesima legislatura, si ricorda di quel medico di Varese. Lo coopta nella squadra e gli tira la volata facendolo diventare senatore. Non solo: gli affida la Sanità, un terreno minato, sul quale il prescelto ha sempre navigato facendo tesoro dell’abilità di dialogo tutta democristiana e della propensione alla cortesia tipica dei marchigiani.
Ha avuto inciampi, anche giudiziari, Sen Tom, come lo chiamavano nel gergo parlamentare, li ha avuti nella sua città d’elezione, Varese, dove conobbe la moglie Marta, medico anestesista all’ospedale di Circolo, ma la sua persona ha conservato considerazione, figlia o madre dell’autorevolezza.
Il suo ufficio di rappresentante dei senatori di Forza Italia in piazza della Capranica a Roma è stato fino alla fine un punto di riferimento anche per chi non era del suo partito.
L’articolo completo di Gianni Spartà e due pagine dedicate a Tomassini, al suo profilo e alla sua figura sulla Prealpina di martedì 14 ottobre
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