DA VEDERE
Tuffarsi nel blu. Quando un colore è fonte di ispirazione
Due mostre e una narrazione a più voci ognuna con la sua idea

Quanto un concetto possa trovare la propria identità in un colore e quanto una identità tonale possa diventare moto di ispirazione per aperture intellettuali lo si evince dal tema Visibile/invisibile che distingue la XX Edizione di Filosofarti, trovando esemplare consonanza nelle mostre, inaugurazione domenica 18 febbraio alle 18, con presenza degli artisti, alla Fondazione Bandera per l’Arte e alla Galleria Cristina Moregola a Busto Arsizio.
L’idea di infinto blu >2 a cura di Cristina Sissa e Cristina Moregola definisce la collettiva al primo piano della Fondazione. Nelle sospensioni spaziali di Giorgio Vicentini l’essenzialità della linea trova equilibrio nella misurata presenza di un modulo, lì accuratamente depositato. La gestualità pittorica di Paul Goodwin originata dalla dinamica del Kaos, attua un pulsare continuo di colori mossi da alchemiche trazioni centripete. Il tratto sostanziale di Lorenzo Mazza attua l’idea di equilibrio tra un luogo interno e lo spazio attorno.
La tridimensionalità del blu si materializza nelle sculture di Narciso Bresciani distinguendosi dall’insieme delle parti altre. Lo sguardo aereo di Enrico Della Torre definisce una contiguità di spazi delimitati da dinamiche segniche che rendono unica ogni area. I moduli di Rossella Rapetti vivificano equilibrati sviluppi di sagome scure accanto ad altre dal tenue candore. Le differenti tonalità di blu che distinguono i lavori di Misia pulsano di micro punti la cui congiunzione allude al compimento di possibili costellazioni.
Nella doppia personale che compone Blue poems , allestita nello spazio al piano terra della Fondazione, ad assumere il valore di Aleph nei confronti dell’installazione di Lucia Bonomo composta da 32 lastre di ferro trattate a fiamma, è il libro d’artista di Betty Danon delineato da un pentagramma percorso da strame che rimandando alle note musicali per una libera idea spaziale. Almost Blue, diretto rimando al celebre brano jazz di Chet Baker, conosciuto da Giulia Napoleone nell’ambiente artistico romano negli anni Cinquanta, è il titolo che identifica, alla Galleria Cristina Moregola, le opere di Alfonso Talotta in dialogo con i lavori di Giulia Napoleone.
Da tale connubio emergono vibrazioni sia sensoriali, sia di intense dinamiche tonali, dando vita a un magnetismo che porta alle profondità marine, agli spazi notturni, sino alle inconfondibili cadenze sonore dettate dagli intervalli delle blue notes.
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