MUSEO FISOGNI
Un pieno di benzina dal museo

La pompa di benzina più bella? Quella di Mussolini, che si trovava nei pressi di Palazzo Venezia a Roma, riforniva le vetture del governo del Ventennio fascista e, probabilmente, anche quella del Duce. In stile littorio, nella pensilina imita il saluto romano e vendeva “Benzina pura”. Un’altra, invece, arriva addirittura da Buckingham Palace, risalente al 1910 e, chiaramente, calcolava il carburante in galloni: «Per portarla in Italia - racconta Guido Fisogni - ho dovuto lasciare qualche mancia con cui, se volevo, mi dissero che mi avrebbero portato anche la Regina». Ma a Fisogni interessava solo la stazione di servizio. Come la “doppia elettrica” del 1936, una delle prime del genere, mentre prima ci si riforniva manualmente.
LA MOSTRA
Era installata a Milano, in piazza Piemonte, mentre ora è in bella mostra a Tradate. Precisamente al Museo Fisogni, che ospita la collezione di distributori di carburante e petroliana più completa al mondo e certificata dal Guinness World Record. Fondato da Guido Fisogni nel 1966, il museo ha via via acquisito sempre più importanza, diventando il più completo al mondo relativamente al settore della distribuzione del carburante. Oggi si compone di più di 5000 oggetti tra pompe di benzina, targhe, grafiche, latte d’olio, oliatori, aerometri, compressori, estintori e un incredibile numero di cartoline d’epoca e gadget. Il folto archivio di documenti, materiale pubblicitario e di disegni tecnici è, inoltre, consultato continuamente da studenti e designer.
LE STAZIONI DI SERVIZIO DEL 19ESIMO SECOLO
D’altronde, a partire dalla fine del 19esimo secolo, le stazioni di servizio hanno acquisito un’importanza crescente, grazie all’evoluzione tecnologica, a sistemi di rifornimento sempre più automatizzati e sicuri. Dagli anni Dieci in poi, infatti, il posto di rifornimento americano aveva iniziato quell’evoluzione che, in una decina d’anni, lo avrebbe trasformato in stazione di servizio. Alla semplice erogazione di carburante, si aggiunsero il controllo dell’olio, della pressione dei pneumatici e dell’acqua. E ancora: la sostituzione di filtri, candele e batteria, il lavaggio, I’ingrassaggio e altro ancora. Parallelamente cresceva l’attenzione per il cliente, riservandogli bar, sale d’attesa e servizi igienici. In Europa tutto iniziò una decina d’anni dopo e, se le vere stazioni di servizio furono più rare, gran parte dei posti di rifornimento fu in grado di erogare i servizi complementari più importanti. Questo esplodere di nuove comodità per l’automobilista non era dovuto alla generosità dei gestori: lo imponeva lo stesso evolversi delle cose. Finché tutto si limitava a una colonnina sul marciapiede davanti al negozio, la vendita della benzina era solo una parte dell’attività. Ma quando il gestore si trovò a vendere solo il carburante fu giocoforza aggiungere dei servizi per incrementare le possibilità di guadagno. E chissà cosa accadrà dal 2035 in poi, quando, come sembra, non si potranno più vendere automobili a diesel o benzina.
IL MUSEO FISOGNI
Rimanendo ai giorni nostri, il Museo Fisogni nasce dall’intuizione del suo fondatore, imprenditore e collezionista: «Spinto dalla mia quotidiana occupazione – racconta Guido Fisogni - mi imbattei casualmente nei primi anni Sessanta in una vecchia pompa di benzina Bergomi a pentalitri abbinati, dimenticata, in pessime condizioni, in una cava di sabbia. Immediata fu l’idea di recuperarla e conservarla: da quel momento, per oltre trent’anni, lavoro e hobby si sono mescolati, consentendomi di iniziare una raccolta che gli esperti dell’arte industriale giudicano unica e particolarmente ricca». Non solo: «Le targhe, le latte, i globi, i giocattoli e gli altri oggetti che fanno da contorno ai protagonisti assoluti del museo – i distributori di benzina – non servono unicamente a conferire un’estetica gradevole, ma sono testimonianza della rapidità dei cambiamenti. Il mondo industriale, per sua stessa natura, brucia velocemente i suoi prodotti per adottarne altri, più nuovi, più belli, più funzionali. Recuperare il passato, documentare il progredire della tecnica, conferire una dignità, anche estetica, all’oggetto vintage industriale, troppo disprezzato perché eseguito in serie, sono stati gli obiettivi di questi anni di ricerca appassionata, e tali rimangono ora che la disposizione museale consente una facile lettura della collocazione storica ed estetica di ogni reperto». Informazioni su museo-fisogni.org.
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