FOLK
Bertocchini, anima country varesina

Anche il Varesotto ha il suo countryman: di certo uno dei musicisti nostrani più noti in questo genere è Lorenzo Bertocchini: tanta esperienza live sulle spalle (da solo, in duo o in trio con musicisti, nel gruppo The Apple Pirates), diversi album, una vera e sana passione per la musica d’Oltreoceano, dal country al folk.
Quando ha iniziato a suonare?
«Da bambino mi era capitata in mano qualche cassetta dei Beatles, di Dylan e di Leonard Cohen mi affascinavano, ma ero ancora troppo giovane. Da adolescente ascoltavo la musica pop alla radio, poi un giorno trasmisero Bobby Jean di Bruce Springsteen, rimasi folgorato e andai subito a comprare l’album Born In The USA».
Come nasce il suo amore per il country-folk?
«Seguire Springsteen mi aiutò a scoprire i suoi “padri” e i suoi “fratelli” musicali: oltre al rock di Elvis e Chuck Berry, e al soul di Sam Cooke c’erano sicuramente il country-rock dei Creedence, il country di Hank Williams e il folk di Woody Guthrie e Bob Dylan. Un altro personaggio fondamentale per la mia formazione è stato Carlo Carlini, il promoter di Sesto Calende che per tanti anni portò qui molti fantastici folksingers e “cantastorie” americani: Townes Van Zandt, Guy Clark, John Prine, Bill Morrissey. Preferisco il country tradizionale rispetto al pop-country/rock commerciale di oggi. Le mie canzoni contengono folk, country, ma anche rockabilly, blues e soul, le radici della musica americana».
Come trova la scena country-folk in provincia?
«Mi sembra che da qualche anno ci sia un interesse crescente nei confronti della musica acustica, del folk e soprattutto del country. Tra i gruppi, i miei preferiti sono i Bluedust, che in realtà arrivano dalla provincia di Milano e suonano prevalentemente bluegrass. Me li presentò qualche anno fa Marco “Mock” Zanzi».
Ci regala un ricordo di Marco “Mock” Zanzi, grande artista varesino scomparso nel 2015?
«Oltre a suonare alla grande il banjo e la chitarra, Mock è stato un esempio per determinazione e tenacia. La sua passione per la musica, e in particolare per il country, era sincera e pura. È stato un onore condividere tanti palchi e registrare alcune canzoni insieme. Oltre a quelle che sono uscite sui cd pubblicati a sostegno dell’associazione Ewe Mama, Mock e io stavamo registrando un album. Spero un giorno di completarlo e pubblicarlo in suo ricordo».
Ha incontrato il suo mito Bruce Springsteen, ci racconta?
«Gli incontri sono stati quattro. Il primo nel 1988, durante la tappa parigina del tour per Amnesty International Human Rights Now!. Nel 2004, Joe Grushecky mi presentò Bruce nel backstage del mitico Stone Pony ad Asbury Park. Dopo una piacevole chiacchierata gli lasciai una copia del mio cd Whatever Happens Next. Lo mise in tasca, salutò tutti e uscì. Niente guardie del corpo o autista. Un uomo semplice e alla mano. Nel 2006: una volta a Verona, dopo il concerto all’Arena in un ristorante. E un’altra durante il mio tour negli USA, nel programma di Light Of Day, un benefit a favore della ricerca sul Parkinson».
Gli step di cui è più orgoglioso?
«Ho molti nuovi singoli, sto iniziando a pubblicarli su lorenzobertocchini.bandcamp.com. Poi le belle serate con Charlie Yelverton al sax e la canzone scritta per l’album di Luca Marino. E ancora, la tarantella-folk scritta per la sigla di un reality sulle spose italoamericane in onda sulla tv in Usa e Canada. L’avevo registrata con Mock e poco fa, per caso, ho trovato questo reality in vendita su Amazon».
E ora?
«Sto scrivendo da anni un cofanetto “libro+CD”, una raccolta di canzoni suonate in acustico nelle radio, un cd con canzoni scritte insieme ad un autore australiano e uno insieme ad un autore inglese».
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