VIA GAGGIO
Colori e profumi della brughiera

Quasi quattro chilometri a piedi o in bicicletta in quella che con i suoi circa trecento ettari è la più grande, importante e ultima brughiera del Nord Italia e che rappresenta uno scrigno prezioso per la biodiversità. Benvenuti in via Gaggio, strada che attraversa il territorio di Lonate Pozzolo, tagliando in due la brughiera che si estende tra il Comune, la frazione di Tornavento e l’aeroporto di Malpensa, fin dal Medioevo una delle principali vie di comunicazione nella valle del Ticino e dove nella Seconda guerra mondiale sono stati costruiti rifugi, paraschegge (ancora visibile quello del 1944 su cui si possono vedere alcuni fori lasciati dall’esplosione di proiettili e dietro al quale si apre uno spiazzo che era “ricovero” degli aerei) e trincee, le cui tracce sono ancora visibili in una sorta di museo a cielo aperto, accanto a reperti di bombe da addestramento, gavette dell’artiglieria di montagna e posate utilizzate dall’aeronautica militare in tempo di guerra.
Del resto quella zona, dal 1916 sino alla fine del secondo conflitto mondiale, è stata campo scuola di aviazione. «La cosa bella - sottolinea Walter Girardi, guida naturalistica del Parco del Ticino - è che la caratteristica di via Gaggio è quella di essere ricca e particolare in ogni stagione dell’anno: non c’è periodo più affascinante rispetto a un altro, riesce sempre a offrire grandi spettacoli naturali. L’autunno con il foliage, l’estate con il brugo fiorito, tra maggio e giugno le ginestre in fiore, i panorami invernali: tutte caratteristiche che la rendono unica e particolare per chi la percorre camminando, correndo, o anche per chi fa a funghi. Insomma, una realtà che vivi 365 giorni su 365 e non è mai uguale».
Proprio in questo periodo non è raro vedere tantissimi funghi, tra cui anche la velenosa Amanita muscaria rossa con i pallini bianchi. E sempre è un’esplosione di biodiversità, di specie diverse. Vegetali e animali. Durante sistemazione del percorso sulla via Gaggio e la costituzione di un Centro Parco negli anni scorsi, sono venuti alla luce non solo i già citati resti delle strutture usate dai soldati durante la guerra (la zona ha anche una forte tradizione legata anche al volo, basti ricordare la costruzione nel 1916 del campo di aviazione tra Lonate Pozzolo, Castano Primo e Nosate, a cui nel 1926 il poeta Gabriele D’Annunzio diede il nome di “Campo della Promessa”), ma anche parti di cascine d’epoca.
Abitanti del luogo appassionati di storia hanno ricostruito sul percorso di via Gaggio anche gli interni di queste vecchie cascine di una volta, così da creare un altro museo a cielo aperto. Ma l’area è anche particolarmente ricca di animali, alcuni dei quali si trovano solo qui: addirittura si parla di circa una ventina di specie di ragni, oltre a diverse particolari farfalle, dalla bruna Hipparchia semele alla Coenonympha oedippuss, marroncina con pallini neri con contorno bianco sulla pagina inferiore delle ali, che è tra l’altro la farfalla europea più minacciata di estinzione e che nella brughiera trova il suo ideale habitat per vivere.
E ancora la lucertola campestre, il picchio rosso, le ghiandaie, fringuelli, cinciallegre, pettirossi, scriccioli, poiane, scoiattoli, conigli, leprotti. E anche un particolare uccello prevalentemente notturno grigio cenere dalla forma tozza e un albero che, per la storia che li accompagna, sembrano adatti per un libro di paura. Il primo è il succiacapre, il cui canto assomiglia al rumore di un motorino e si sente a lungo anche di notte e che secondo alcune leggende deve il suo nome al fatto che succhiasse il latte delle capre, mentre in realtà si ciba di insetti: da questi racconti la sua fama quasi vampiresca, di creatura che vive di notte. Alimentata dal fatto che il succiacapre di giorno si appisola mimetizzandosi ai piedi degli alberi.
Il secondo è un ciliegio tardivo particolarmente infestante che secerne una sostanza che contiene cianuro, impedendo alle altre piante di crescere attorno a lui. Tra le altre piante querce rosse, sambuchi, biancospini, carpini bianchi, farnie, noccioli, olmi , prugnoli e betulle.
© Riproduzione Riservata