NATURA
Api: l’importanza per l’uomo
Era un bambino di cinque anni quando accompagnava il nonno a vedere le api, quando gli stava accanto mentre lui le accudiva con gesti esperti, quando osservava con occhi spalancati i piccoli insetti laboriosi che gli ronzavano attorno senza pungerlo. È stato lì, in quei momenti preziosi, che Marco Valsesia, il giovane autore del libro “La vita segreta delle api” edito da Longanesi che è da poco nelle librerie, ha assorbito il fascino di un mestiere antico che gli è rimasto nel cuore. Ma poi, come capita spesso, la vita porta altrove e fa dimenticare un po’ di quel che sono le proprie radici. Però è altrettanto vero che quando una passione ce l’hai nel sangue il suo richiamo è così forte che si ritorna a casa. Ed è proprio quello che è successo al trentenne di Borgomanero.
UNA TRADIZIONE DI FAMIGLIA
«Quando mio nonno se ne è andato, nel 2017, ho sentito il bisogno di riprendere la tradizione di famiglia. Mi sono reso conto che è inutile mentire a se stessi e che non potevo più resistere alla passione per le api, al richiamo che sentivo per loro. Anche se ho studiato per diventare perito meccanico e ora lavoro come impiegato in una azienda aeronautica di Sesto Calende vorrei dedicarmi completamente al mestiere dell’apicoltore», racconta Valsesia. Ma non ci si può improvvisare e Marco ha iniziato a studiare, ha lavorato per un periodo in una grande realtà del settore per imparare, ha letto per approfondire le tecniche e per conoscere la storia di questo antico rapporto tra loro e l’uomo, e ora accudisce 60 arnie che contengono circa 100mila api ciascuna. E se si fa un rapido calcolo risultano ben 6 milioni di esemplari di “Apis mellifera”.
«LA SALUTE SEMPRE PIÙ A RISCHIO»
«Sembrano tantissime, ma in realtà negli ultimi anni la salute di questi insetti è sempre più a rischio e si sta assistendo alla cosiddetta sindrome dello spopolamento degli alveari, un fenomeno che vede la brusca e improvvisa morte delle famiglie di questi insetti sociali appartenenti all’ordine degli Imenotteri e che nell’ultima quindicina d’anni ha decimato moltissimi allevamenti», spiega il giovane con evidente preoccupazione. «Le cause che provocano il collasso degli alveari sono molte e spesso combinate tra loro, e ancora in fase di indagine. Ma i cambiamenti climatici, l’uso di anticrittogamici per le piante, l’inquinamento, la presenza dell’acaro parassita “Varroa destructor” e un territorio sempre meno ricco di prati e alberi dove le api trovano nutrimento sono tra i motivi più importanti. Basti pensare alle fioriture anticipate, per esempio quelle di febbraio: le api ricevono il segnale che la natura si è risvegliata, ma poi vanno incontro a improvvise gelate, al freddo e alla siccità».
LA STORIA DELL’APICOLTURA IN UN LIBRO
Insomma, una quotidianità dura e sempre sul filo quella delle api e quella dei loro custodi che Marco Valsesia racconta sui social da qualche anno e che ora ha trasportato nel suo libro: ripercorrendo la storia dei primi cacciatori di miele della Preistoria per arrivare fino al pioniere dell’apicoltura moderna, Padre Adam, spiegando come si accudisce un alveare ed esponendo la biologia e la complessa etologia di questi animali, il giovane appassionato fa entrare il lettore in un mondo affascinante e spesso sconosciuto. «È un mestiere molto impegnativo, non c’è festa che tenga, e si devono fare tanti sacrifici», aggiunge Valsesia. «Oggi è una sfida e ogni annata spesso è un’incognita: puoi vedere morire le tue api un anno e raccogliere fino a 20 chilogrammi di miele l’anno dopo grazie a un alveare in salute. L’unico modo per affrontarlo è con passione, coraggio e competenza. Le specie impollinatrici come le api sono fondamentali per gli equilibri naturali e anche se spesso lo dimentichiamo il futuro dell’essere umano è legato alla loro salvaguardia». Nel nostro piccolo, per contribuire alla salute delle “regine del miele”, basterebbe seminare qualche fiore sul balcone e godersi lo spettacolo delle api che si nutrono.
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