IDRATAZIONE
Bere acqua fa bene alla vista
Rischio “occhio secco” per mancanza di liquido lacrimale

Una corretta idratazione è determinante, non solo per il benessere generale dell’organismo, ma anche per la salute degli occhi. Alcuni studi scientifici evidenziano come un apporto continuo di acqua assicuri la stabilità del film lacrimale e la prevenzione di disturbi quali la sindrome dell’occhio secco, l’irritazione corneale e l’affaticamento visivo.
L’occhio umano è costantemente esposto a fattori ambientali e allo stress ossidativo, elementi che possono comprometterne la funzionalità. La pellicola lacrimale, composta da un sottile strato acquoso, ma dal contatto mucoso per la presenza di lipidi, necessita di un’adeguata idratazione per mantenere la sua struttura e garantire una lubrificazione ottimale della superficie oculare.
Una carenza di acqua può portare a una ridotta produzione lacrimale e a un’alterazione della qualità delle lacrime, favorendo l’insorgenza di sintomi come bruciore, arrossamento e sensazione della presenza di un corpo estraneo.
«L’acqua è essenziale per il metabolismo delle cellule della cornea e per la regolazione del sistema lacrimale, fattori chiave per non compromettere l’integrità della superficie oculare. Studi recenti hanno dimostrato che una riduzione dell’idratazione del 2% è già sufficiente per alterare la dinamica del film lacrimale e ridurre l’efficacia della barriera protettiva della cornea, aumentando il rischio di danni infiammatori e degenerativi» avverte il professore Alessandro Zanasi, esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino e membro della International Stockholm Water Foundation.
Un apporto regolare di acqua (almeno un litro e mezzo al giorno) è fondamentale per assicurare la salute degli occhi, così come è importante prendersi qualche pausa durante l’uso prolungato dei dispositivi digitali.
Una esposizione eccessiva agli schermi luminosi, così come condizioni ambientali sfavorevoli, possono mettere a rischio la nostra vista.
L'occhio secco è diventato una vera e propria epidemia metropolitana in alcune regioni ad alta presenza abitativa, come la Lombardia. Tra i fattori responsabili una “overdose digitale” da dipendenza a computer, tablet e smartphone (un periodo giornaliero che nel 20% dei pazienti supera le 6 ore), un cattivo uso delle lenti a contatto, l'aria condizionata d'estate e il riscaldamento eccessivo d'inverno in ambienti chiusi, lo smog fuori all'aperto.
Di un irregolare prosciugamento della pellicola lacrimale ne soffre, una o più volte nell'arco della vita, il 75% degli italiani.
È quanto emerge da una screening che ha coinvolto 754 persone sottoposte a controlli in 16 centri oculisti della Penisola, aderendo qualche anno fa a una campagna di prevenzione e diagnosi dell'occhio secco promossa dal Cios di Milano, diretto dal dottor Lucio Buratto, in collaborazione con la Clinica oculistica dell'Università dell'Insubria di Varese e Como, diretta dal professor Claudio Azzolini.
Sappiamo per certo che la sindrome dell'occhio secco è un disturbo conseguente ad una minore presenza di acqua e sali (ipolacrimia) sulla superficie del bulbo oculare per una eccessiva evaporazione o per una alterata qualità del liquido prodotto dalle ghiandole lacrimali. I sintomi sono dolore, senso di corpo estraneo nell'occhio, forte infiammazione con rossore e prurito.
L'aumento dei casi di secchezza oculare registrato negli ultimi anni dipende anche dalla crescita delle allergie, soprattutto nei bambini che reagiscono al prurito sfregandosi gli occhi con le mani, non sempre pulite.
«È dimostrato - fa presente il dottor Buratto - che i residenti nelle grandi città soffrono della sindrome dell'occhio secco 3-4 volte più dei residenti in aree rurali, per una maggior quantità di particelle inquinanti che si deposita sui bulbi oculari, con conseguenti processi infiammatori e grave danno per le ghiandole lacrimali».
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