IL RICORDO
D'Alema in Prealpina: «Berlinguer, esempio sempre attuale»
L'ex presidente del Consiglio in visita alla redazione di via Tamagno
«Non era un predicatore di giustizia, ma un uomo giusto». A tratteggiare questo ritratto di Enrico Berlinguer è chi lo ha conosciuto come uomo e come politico, avendoci lavorato fianco a fianco: Massimo D’Alema. Di passaggio a Varese per partecipare all'incontro a Palazzo Estense, organizzato in occasione dei 40 anni dalla morte di Berlinguer, l'ex presidente del Consiglio ha fatto tappa nella redazione di Prealpina, dove ha incontrato l'editore Daniela Bramati, il direttore Silvestro Pascarella e i giornalisti. Accompagnato da Daniele Marantelli e da Rocco Cordì, ha fornito un suo ricordo di Enrico Berlinguer, sottolineandone lo spessore politico, ancora attuale. «Ricordi personali ne ho tanti – ha raccontato - perché ho avuto il piacere, quando ero giovane, di lavorare al suo fianco per diversi anni. Al di là di questi, quello che colpisce è come una personalità così lontana nel tempo, che rappresenta un mondo che non c’è più, come la Prima repubblica e il comunismo, continui a essere considerata interessante anche nel mondo di oggi».
Quale può essere il motivo? «Forse perché – ha risposto D’Alema - si avverte un bisogno di politica con la p maiuscola, di cui Berlinguer, come Aldo Moro, è stato rappresentante nella storia repubblicana». Sull’ipotesi di un erede politico e carismatico di quelle figure, l’ex ministro non ha dubbi: «Viviamo in un mondo in cui la politica è cambiata: prima c’erano grandi partiti, che impegnavano tante personalità. Oggi la politica è molto diversa, forse è meno pesante. Viviamo in una società in cui l’idea della politica come scelta di vita è sempre meno popolare, ma io credo che il centrosinistra di oggi, il Partito democratico e le altre forze che si muovono in quello spazio, abbiano tra i loro riferimenti Enrico Berlinguer. E spero che continui a essere così perché ci sono ancora molti spunti attuali nel suo modo di pensare sulla società, sulle sue contraddizioni e sulle sue ingiustizie».
Da qui, l’ultima considerazione di Massimo D’Alema: «Hanno scritto una cosa bellissima sulla ragioni del suo fascino: lui non era un predicatore di giustizia, un predicatore di moralità, ma un uomo giusto e un uomo morale. È una cosa diversa, e questa è una lezione attuale».
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