IN CUCINA
Fritto, tutto da gustare
I segreti del piacere: un grasso, una pentola e fuoco vivace

Alla sua bontà senza eguali, si somma quel piacere del proibito. Addentare pietanze fritte - che siano dolci o salate - è una di quelle concessioni a palato e gola che regalano sempre grande soddisfazioni. Non si discute su quella equazione perfetta che lega in modo indissolubile fritto a bontà, grazie a quella croccantenzza - il crack - che appaga stomaco e mente. Il croccante che regala la sensazione rassicurante, psicologicamente provata. Sensazioni della piccola felicità che, fino a qualche tempo fa, erano rovinate da quel senso di colpa legato a calorie ed era il nemico numero uno di ogni regime alimentare sano e delle diete. Eppure si può, con moderazione. Il fritto non è il male assoluto. Se ci si pensa, quante volte all’anno si mangia il cosiddetto “fritto”? Al massimo una ventina nell’arco di dodici mesi. Perché a casa, l’idea di friggere sporcando cucina e ammorbando con l’odore che pervade le stanze, non è un’idea allettante. Così, non resta che assaporarlo fuori casa. Oppure cedere alla tentazione, ma solo per una occasione speciale facendo diventare la frittura una vera e propria festa, un evento. Quasi una occasione per invitare amici e persone a cui si vuole bene per condividere il momento di piacere legato all’assaporare quei cibi croccantissimi e appaganti. Sicuramente buoni. C’è poi l’alternativa: ovvero mangiare il fritto preparato fuori casa, al ristorante. Ma l’apice lo si tocca in friggitoria: e qui la mente e lo stomaco volano alle meravigliose friggitorie napoletane. Il vero paradiso dello street food. Basti pensare a crocchè, zeppole di pasta cresciuta, melanzane impanate ma anche ai romanissimi supplì. Per non parlare della frittura di pesce che evoca mare e vacanze. Pietanze non solo buone ma anche del benessere mentale e fisico: sarà che solo all’idea viene l’acquolina in bocca perché, uno degli elementi che anche i ricercatori dello Ieo - Istituto europeo di oncologia - mettono in evidenza quando si parla di frittura è legata al fatto che sia ricca di polifenoli e alle proprietà benefiche: capacità antiossidanti e antinfiammatorie, sarebbero in grado di proteggere le cellule dallo stress ossidativo e avrebbero, tra le altre, proprietà in grado di tenere sotto controllo i livelli di colesterolo; capacità antibatteriche, antipruriginose, antiparassitarie e citotossiche. Dunque sarà pure un metodo di cottura tra i meno smart, da evitare nel quotidiano ma con alcune regole per una corretta cottura è possibile concedersi lo sfizio di tanto in tanto. C’è da sapere che una frittura ben eseguita è tutto sommato leggera: la crosta che si forma in superficie all’olio di penetrare nell’alimento. Il passaggio su carta paglia assorbente a fine cottura, inoltre, ne eliminerà l’eccesso. Nella frittura domestica, l’alimento assorbe in media una quantità di grassi non superiore al 10% del suo peso iniziale, grassi che tengono a bada la produzione di insulina. Quindi se dovete scegliere tra patate lesse e patate fritte, meglio quelle fritte. Mentre per quanto riguarda il colesterolo: per tenerlo a bada sarà sufficiente fare una pastella a base di acqua e farina senza uovo. La frittura ne sarà così priva e anzi può addirittura contribuire a farlo diminuire grazie alla produzione e secrezione di bile indotta mangiando le pietanze. Quando mangiamo una frittura il fegato riceve un potente stimolo a secernere bile nell’intestino. Infine, essendo una modalità di cottura rapida, i nutrienti presenti nell’alimento non sono alterati dal calore per essere poi assimilati. E allora, che qualche volta in più, che fritto sia. E godiamocelo.
Il nome deriva dallo sfrigolio che consegue al procedimento di cottura
e che libera piccole bolle intorno al cibo nell’olio
Non è il male assoluto, secondo i ricercatori dello Ieo ha molti benefici tra cui capacità antiossidanti
e antinfiammatorie
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