MOTORI
Il fascino delle novantenni

Ingegnere per estrazione, geofisico per necessità e «malato» di auto storiche nel Dna. Si chiama Riccardo Aspesi, ha 34 anni, è gallaratese, restaura con grande passione tutto ciò che si muove con un motore su quattro ruote, meglio se datato anni Trenta.
«Se penso ad un elemento costante nella mia vita - esordisce al volante della Lancia Augusta GS Ghia appartenuta ad Achille Varzi e ritrovata malconcia sotto tre dita di polvere - non posso dimenticare d’essere cresciuto a pane e motori. Prima con papà e mamma ad ascoltare dei loro rally con la Lancia Fulvia HF Coupé poi la regolarità per auto storiche. E la passione non si è mai limitata all’acquisto oneroso delle auto ma ha sempre seguito il filo d’Arianna, a volte faticoso, della ricerca, seguita dal restauro fedele all’originalità di ogni esemplare. E se tutto procedeva in tempi non biblici finalmente all'utilizzo su strada. Che poi è l’emozione più bella che esista».
Aspesi personifica il nuovo corso dei giovani (dai 30 ai 40 anni di età) che dedicano anima e corpo alla ricerca di auto e moto storiche da restaurare, appassionati e competenti, amano un periodo del Novecento e i loro simboli, segno indiscusso delle conquiste nel design, arte, tecnologia, industria. Per Riccardo l’attrazione fatale sono gli anni Trenta.
«Nella vita, come chiunque, anch’io ho attraversato varie fasi fatte di hobby, passioni temporanee e non, ma qualcosa resta sempre radicato in me: è l'amore verso questi "oggetti" di ferro che respirano la storia. Una passione nata in famiglia ed affinata nella tecnica e nella storia grazie allo zio Eric».
È l’avvocato Eric Maggiar di Comabbio, immenso conoscitore della storia della locomozione, collezionista e pioniere del motorismo storico.
«La mia passione originale era per le sportive Anni Cinquanta/Sessanta e, poco alla volta, approfondendo la materia, mi sono scoperto innamorato delle auto Anni Venti-Trenta. Spesso mi chiedono il motivo della mia attrazione per le anteguerra. Ho trovato in loro la perfetta sintesi tra voglia di osare nello stile e nell’armonia delle carrozzerie unita al senso di concretezza nell’affidabilità a livello meccanico».
«Sin dal liceo mi hanno interessato i due Dopoguerra, periodi di rinascita dove design e meccanica hanno ricevuto impulsi straordinari di creatività ed ingegno. Nel primo Dopoguerra vi furono dei visionari, uomini come Vincenzo Lancia, Enzo Ferrari, Vittorio Jano, Henry Ford, solo per citarne alcuni, e piloti eccelsi come Tazio Nuvolari, Achille Varzi, Bernd Rosemayer, Giuseppe Campari, Antonio e Alberto Ascari che hanno fatto nascere in noi l’amore per il motorismo Anni Trenta».
Una Casa ora decotta come Lancia è stato il simbolo per oltre 100 anni del più elegante made in Italy. E come arriva la vostra «bimba rossa»?
«Lancia nel cuore, indissolubilmente, anche se non solo. Sono nato nel mito della Lancia Fulvia HF di papà e di un infinito restauro di una Flavia Zagato, passando per Aurelia, Aprilia (che considero capolavori assoluti) e poi la mia piccola "bimba rossa". È la Lancia Augusta Gran Sport Ghia del 1935. Allestita dalla Carrozzeria Ghia per farne un'auto che potesse rivaleggiare, per linee e prestazioni, con le Fiat Balilla Coppa D'oro è stata di proprietà del pilota Achille Varzi. Poi divenne il muletto da corsa di piloti del Biellese (pure Bonetto Maglioli), usata per corse in salita e ricognizioni. Finì la carriera con un grave guasto al motore. Abbandonata da un demolitore novarese, ha ripreso vita dopo un accurato restauro».
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