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Gene Gnocchi: «Il mio rendiconto in chiave comica»
In scena al Teatro Parenti di Milano con uno show irriverente ricco di gag che sono colpi di genio

«A una certa età uno fa un po’ di riflessioni. Sono un po’ verso il crepuscolo e non vorrei farlo filare via così, ma metterci una piccola crepa, che sarebbero tutte le cose che ho vissuto, passato, quello che mi piace e quello che mi piace meno. Una specie di rendiconto in chiave comica di personaggi di cui ho sentito parlare, delle cose che cambiano in quarant’anni di lavoro». Così Gene Gnocchi spiega la nascita di Una crepa nel crepuscolo, lo spettacolo scritto con Luca Fois e Massimo Bozza e che, accompagnato dalla chitarra di Diego Cassani, vedrà il noto comico al Teatro Parenti dal 20 al 25 maggio. Una crepa «perché – aggiunge – il crepuscolo l’ho sempre visto come una cosa fluida: ci metto qualche crepa perché è un crepuscolo che potrebbe riservare qualche sorpresa. Lo lascio fluire, ma tengo sempre una porta aperta». E quello che all’inizio sembra quasi essere l’ultimo spettacolo di Gene Gnocchi, man mano che va avanti «si capisce che ho ancora la voglia di fare questo lavoro, che non è più neanche un lavoro, è un modus vivendi. Più vado avanti, più mi dico che sarà sempre così, perché, quando vedi la gente che si diverte, dici che ti verrà pure in mente qualcos’altro. E alle fine ci credi che puoi andare avanti». Ed ecco uno spettacolo irriverente e spiazzante, una comicità senza censure e che non ha paura di osare, gag che sono colpi di genio, riflessioni, risate che nascono anche da angoli inaspettati. Paradossi e capriole di senso che sfidano il confine tra realtà e assurdo. E che si inseriscono in un momento in cui lo stesso Gene Gnocchi si diverte molto. «Questo è un periodo che dà molti spunti – ammette -: stavo anche pensando, riflettendo, che adesso una cosa che mi piacerebbe fare è un podcast che prende in giro tutte le modalità del podcast. C’è sempre da raccontare, le scintille nascono dall’osservazione. Nello spettacolo, per esempio, si parla di tanti personaggi anche inconsueti, immaginando dove sono finiti, da dove sono partiti. Penso a un personaggio e mi vengono idee che a me fanno ridere. Non posso farci niente e voglio vedere se fanno ridere anche le altre persone. E se sento che la gente ride, che c’è consonanza, è una bella consolazione». Dal parcheggiatore abusivo alle grandi icone televisive, tutti in un vortice comico e in una satira a volte graffiante, con accompagnamenti alla chitarra e momenti esilaranti, canzoni e imitazioni. In un momento in cui «l’essere simpatico è diventato quasi una cosa obbligatoria – conclude Gene Gnocchi - e c’è molta più concorrenza: i politici sono diventati un bacino di concorrenza notevole. Una volta non li vedevi mai, adesso si sentono in dovere di essere simpatici e questo per noi è un bel problema: è diventata una compagnia di giro che toglie il lavoro anche a noi».
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