TOKYO
Giappone: 38 mld euro per la sicurezza delle centrali nucleari

(ANSA) - TOKYO, 30 SET - I costi per riavviare i reattori
nucleari rimasti inattivi in Giappone dopo il disastro nucleare
di Fukushima del 2011, assieme ad altre misure necessarie di
sicurezza antiterrorismo, ammontano a più di 6.000 miliardi di
yen, pari a 38 miliardi di euro. Lo rivela uno studio condotto
dal giornale Asahi Shimbun, spiegando che gli esborsi fin qui
sostenuti dalle 11 utilities a livello nazionale, compromettono
in modo significativo il rapporto costi e benefici dell'energia
nucleare. Alcune delle centrali prese in esame si trovano ad
affrontare situazioni che riguardano siti specifici, un fattore
che ha fatto lievitare il costo complessivo.
Nella sua indagine l'Asahi Shimbun ha contabilizzato
annualmente le spese per le misure di sicurezza dal 2013,
tenendo conto che gli standard normativi rivisti, redatti
dall'Autorità di vigilanza nazionale sul nucleare (Anr) dopo
l'incidente del 2011, hanno obbligato le 11 società di servizi a
prendere provvedimenti nei loro impianti contro terremoti e
tsunami, oltre che a difendersi dagli attacchi terroristici. I
risultati di un sondaggio del giornale reso pubblico in luglio
avevano già mostrato che gli oneri totali sostenuti dalle
utilities hanno raggiunto i 6.150 miliardi di yen.
Ad oggi in Giappone sono stati rimessi in funzione 12
reattori distribuiti su 6 centrali nucleari gestite dalla Kansai
Electric Power, e si prevede che i costi di un rafforzamento
della sicurezza negli impianti che si avviano a riprendere le
operazioni dopo lo screening dell'Anr saranno molto più elevate.
"Le differenze nelle contromisure contro tsunami e terremoti
possono avere un grave impatto sulla spesa totale", ha detto al
giornale Satoshi Sato, ex ingegnere nucleare, riferendosi
all'impressionante cifra di 100 miliardi di yen (630 milioni di
euro), o più, necessari per costruire un argine anti-tsunami.
Sato ha sottolineato che il miglioramento della resistenza
sismica delle tubature e delle attrezzature può essere molto
costoso, ad esempio, perché le procedure sono estremamente
elaborate. Si prevede inoltre che molti altri reattori,
attualmente in fase di ispezione, per un potenziale riavvio
dovranno affrontare gravi terremoti e tsunami in futuro. In
questo modo l'aumento dei costi potrebbe ridurre la
competitività della produzione di energia nucleare. (ANSA).
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