IN TRIBUNALE
«”Il primario è in sala operatoria”, ma non era vero»: nove medici nei guai
Il responsabile di un reparto dell’ospedale di Circolo di Varese avrebbe anche favorito alcuni pazienti, non facendo pagare loro le prestazioni

Un primario e otto medici del suo staff in Tribunale, in veste di imputati. Il primo per truffa ai danni dell’ente pubblico (la Asst), gli altri per falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, reato che avrebbero commesso in concorso con lo stesso loro responsabile. Dopo le lettere anonime del “corvo” che, circa un decennio fa, fecero scaturire una serie di processi con protagonisti camici bianchi del Circolo, anche questa volta ci sarebbero segnalazioni non firmate all’origine dell’indagine della Guardia di Finanza che è approdata ieri – mercoledì 18 giugno – nell’aula del giudice per l’udienza preliminare Niccolò Bernardi. Il pubblico ministero Lorenzo Dalla Palma ha infatti chiesto il rinvio a giudizio di tutti e nove i medici finiti nel mirino delle Fiamme Gialle.
LE ACCUSE
Il motivo? In estrema sintesi, il responsabile di una unità operativa dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale dei Sette Laghi tra il 2019 e il 2020 avrebbe violato le regole per l’attività professionale intramoenia favorendo alcuni pazienti (sei) che avrebbero goduto di una sorta di corsia preferenziale. Secondo l’accusa, il primario avrebbe dato disposizioni ai suoi dipendenti per fare in modo che gli ammalati non pagassero visite o esami erogati dall’ospedale. Da qui l’accusa di truffa, con un danno per l’Asst di circa 1.200 euro, pari alle somme non incassate per le prestazioni incriminate. L’azienda non si è costituita parte civile all’udienza preliminare che si è aperta ieri a Palazzo di giustizia. Otto membri della sua équipe, inoltre, sono accusati di falso ideologico, in concorso con lui (come “istigatore” o “determinatore”), perché avrebbero falsamente attestato, nella cartella clinica di 17 pazienti, la presenza del primario in sala operatoria.
LE DIFESE
Primario che ieri ha reso dichiarazioni spontanee, respingendo ogni addebito. E spiegando, in particolare, che nei giorni in cui sarebbe stato dichiarato il falso lui avrebbe invece garantito la presenza nell’équipe operatoria come “tutor”, non necessariamente in presenza per tutta la durata dell’intervento ma eventualmente anche a distanza. Figura, quella del tutor, che però – a causa di un problema del sistema informatico – non sarebbe stato possibile inserire nel registro elettronico e, di conseguenza, nel verbale operatorio e nella cartella clinica. L’udienza è stata poi rinviata a dicembre per l’esame di un altro medico e la discussione. Nessuno dei nove imputati (difesi, tra altri, dagli avvocati Elisabetta Brusa, Fabrizio Piarulli e Alberto Zanzi) ha presentato richiesta di riti alternativi; tutti sono convinti di non aver compiuto irregolarità e vogliono dimostrarlo in aula.
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