TRIBUNALE
Lite per la tartaruga: dalle manganellate al processo
A Varese sotto accusa la donna che picchiò il vicino di casa invalido
«La tartaruga è una specie protetta, se la lasci fuori muore. Chiamo la protezione animali e te la faccio portare via!». «Fai come vuoi... Così io riferisco che tu tieni segregati i gatti». È stata questa conversazione tra due vicini a scatenare la violenza della donna, che è entrata in casa, ha preso un manganello telescopico e ha colpito più volte l’uomo, invalido, finito in ospedale con ferite alla testa e alle mani. Una banale questione di vicinato, a Varese, sfociata in un processo per lesioni aggravate dall’uso dello sfollagente.
LA VERSIONE DELL’IMPUTATA
«Lo tenevo in casa per difendermi dagli attacchi di altri inquilini del palazzo», si è giustificata l’imputata 56enne. «I vicini mi vessavano», ha proseguito, ammettendo di aver aggredito il 41enne che il 2 agosto del 2018 era nel cortile condominiale di Bosto a raccogliere i pomodori insieme con i suoi bambini. «Ho cercato di colpirlo, ma non ci sono riuscita», ha continuato rispondendo alle domande del giudice Luciano Luccarelli e del pm Antonia Rombolà.
IL RACCONTO DELLA VITTIMA
Il verbale del pronto soccorso parla invece di lesioni guaribili in sette giorni. «Ha provato a colpirmi alla testa, io mi sono protetto con la mano, facendomi male alle dita. Ho presi anche dei calci a una gamba», è il racconto della vittima. Confermato da un’altra vicina che, affacciata alla finestra, ha assistito a tutta la scena e ha poi chiamato la polizia: «Gli ha dato il manganello sulla testa e sulla schiena. Poi lui è riuscito a disrmarla e l’ha bloccata a terra. Io ho urlato “Finitela! Tutta questa storia per una tartaruga...”».
LA TARTARUGA
Già, perché la causa scatenante dell’aggressione è stata proprio la testuggine. «”Che intenzione hai con quell’animale? Se lo lasci al freddo muore”, mi ha detto la donna - è ancora il racconto dell’uomo (costituitosi parte civile con l’avvocato Luca Raviola). «Io le ho fatto presente che la tartaruga va in letargo, ma lei ha insistito: “Te la faccio portare via”». Poi si è scatenata la furia, con quel manganello allungabile sferrato con violenza sul vicino. Anche l’imputata ha poi querelato il vicino («Sono stata coperta di insulti, come psicopatica di me...»), ma il fascicolo è stato archiviato.
L’ISTANZA RESPINTA
Il suo difensore, l’avvocato Andrea Brenna, producendo un certificato del 2010 che definiva la donna - tuttora seguita dal Centro psico sociale - come affetta da un disturbo bipolare, ha chiesto di sottoporla a perizia psichiatrica per valutare la capacità di stare in giudizio e quella di intendere e volere al momento dei fatti; ma l’istanza è stata respinta. L’istruttoria proseguirà il 26 maggio 2025 con l’esame di altri testimoni.
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