ARTE
Zanieri, l’orientalista inedito

Tutto inizia sul ponte della nave che lo riporta in Italia dall’Egitto.
È il 1922 e Arturo Zanieri, artista fiorentino di nascita e formazione, conosce un emigrante di Lozzo, che lo invita a passare l’estate in un pensionato in Val Veddasca.
Zanieri era allora al culmine del successo, ricercato - come ritrattista - dall’élite egiziana e dai membri della famiglia reale, apprezzato anche per i suoi paesaggi desertici caratterizzati da una luce intensa e ravvivati dai colori di oasi e palmeti, per le vedute dei quartieri popolari e le scene di vita quotidiana.
Era arrivato in Egitto, da Firenze, nel 1903, suggestionato dagli affascinanti racconti del suo professore, il pittore Stefano Ussi.
Alessandria era all’epoca una città portuale vivace e cosmopolita, ricca per commerci e scambi culturali, in cui Zanieri non tardò a trovare una committenza aperta e colta, divenendo insegnante d’arte per la giovane élite alessandrina.
Dopo quell’incontro fortuito e la vacanza sulle sponde del Lago Maggiore, Zanieri s’innamora di una casa alla Gabella, a fianco all’imbarcadero di Maccagno Superiore, forse per il giardino e le rose che vi fiorivano anche a dicembre.
Vi trascorse alcune estati per poi trasferirvisi definitivamente nel 1938, lasciando l’Egitto dopo trentacinque anni.
Proprio a Maccagno una mostra, allestita a partire da sabato 11 maggio al museo Parisi Valle e curata da Federico Crimi e Marco Dozzio, ripercorre con 56 opere - di cui 27 inedite - le tappe della vita avventurosa di Zanieri.
Sulle rive del Verbano Zanieri affascina con le sue tele e tavole che profumano d’oriente e raccontano personaggi e storie che sembrano uscite da Le Mille e una notte. Ma qui l’artista trova anche, come scrivono i curatori, «una ridotta Alessandria d’Egitto», un ricco campionario di volti e storie, il macellaio, il falegname, il sarto, il poeta dialettale, il comandante della Guardia di finanza, i milanesi in villeggiatura. Così, perduti molti dei ritratti eseguiti in Egitto, sono proprio i volti della gente di lago a testimoniarci l’abilità nel descrivere le emozioni e nel rendere lo splendore dei tessuti, la trasparenza dei gioielli, la morbidezza delle acconciature.
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