TRIBUNALE
La nonna di Lavinia: «Angoscia e terrore»
Processo per stalking a Manfrinati. La testimonianza della donna ricostruisce il clima che si respirava all’interno della famiglia Limido
«Marco Manfrinati mi ha rotto il vetro della macchina e mi ha bucato le gomme sei volte. Ho messo le telecamere e l'ho riconosciuto». Parole della nonna di Lavinia Limido, sentita oggi, mercoledì 27 novembre, in tribunale a Varese come testimone nel processo per stalking a carico dell'ex marito di sua nipote, in cella dal 6 maggio scorso per il tentato omicidio della stessa Lavinia e per l'omicidio del padre di lei, Fabio Limido, ucciso a coltellate in via Menotti.
MANFRINATI IN COLLEGAMENTO
L'ex avvocato non era in aula in tribunale a Varese ma si è in collegato per pochi minuti dal carcere di Busto Arsizio per la terza udienza del processo che lo vede imputato di atti persecutori contro Lavinia e i suoi genitori. Le accuse? Minacce, anche di morte, appostamenti davanti a casa e al luogo di lavoro, danneggiamenti al cancello della villa e alle auto di famiglia. Episodi risalenti al periodo aprile-giugno 2023.
L’ANGOSCIA
«In casa erano tutti angosciati - ha continuato la madre di Marta Criscuolo, vedova di Fabio Limido - Erano sempre in attesa che potesse succedere qualcosa». L’angoscia e il terrore che si respiravano all’interno della famiglia Limido sono stati confermati anche dagli altri testi ascoltati nel corso dell’udienza.
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