LA MOSTRA
Gessi, Musiu. E il FARE

Non vi sono materie o tecniche più o meno adatte a dare risultati d’arte a priori: nella riscoperta dell’arte «di bottega» ogni materiale vive quando il talento dell’artista lo esalta con le sue mani.
Si apre la mostra «Voci del verbo FARE» a Milano nel prestigioso Palazzo Renzo Piano. Fabrizia Buzio Negri, curatrice della mostra, conosce da tempo Giorgio Gessi e Valentina Musiu, l’uno di Tradate e l’altra sarda doc dal sud dell’isola.
Scrive: «Ho amato subito quella sorta di linfa vitale che sanno trasmettere ai loro materiali prediletti, il vetro e il legno, confinati solitamente nei limiti di un artigianato di qualità, facendoli vivere, con una ispirazione appassionata, nel mondo dell’arte».
Per Valentina Musiu sono piccoli pezzi colorati, scarti di legno dagli spessori differenti che si incastrano in geometrie dalle forme spigolose, trasformandosi in immagini. Risultati surreali e prospettive nuove per gli oggetti ben riconoscibili nell’effetto finale: Frida Kalo, la Marilyn, David Bowie, Maria Lai, «Eva», il «Bacio» di Klimt sembrano uscire dal legno con la loro affettuosa ironia. Perché Valentina, dopo aver lavorato a Venezia e a Bologna, ha creato il suo laboratorio chiamato «Valegnameria» nell’amata Sardegna, a Olia Speciosa (Castiadas).
In un antico locale che fu del nonno, pochi strumenti (scalpellino e traforo) per tanta maestria e pazienza. La fantasia non manca. Le sue creature vanno ora dappertutto. Negli Stati Uniti, ad esempio, sono finite con successo le lingue di legno dei Rolling Stones!
Cinque opere dell’artista tradatese Giorgio Gessi sono state esposte nel maggio 2018 al Carrousel du Louvre di Parigi, con il successo derivato da una vita dedicata con passione all’arte, in tecniche sempre più complesse, fino ad arrivare alla lavorazione su vetro.
La tecnica, estremamente complicata, è frutto di sua invenzione. Gessi riesce infatti a rendere l’idea della tridimensionalità su un supporto particolarmente fragile come il vetro, sovrapponendo alternativamente una lastra di vetro inciso con trapano a punta diamantata su altra lastra di vetro trasparente, in tre stratificazioni e con l’aggiunta del colore.
Si vengono a creare immagini dalla leggerezza e visionarietà incredibili in tematiche sorprendenti.
Dal Liberty degli inizi Novecento all’intensa ispirazione dominata dalla cultura del Giappone, si arriva a una sequenza di nudi femminili. Piene di fascino, le sue figurazioni vivono in una sapienza tecnica che prevede lunghe e meticolose lavorazioni, per creare effetti speciali sul vetro, materiale dalla storia millenaria, che non ammette errori.
«Voci del verbo FARE» è a Milano fino al 3 maggio, Palazzo Renzo Piano via Monte Rosa 91, sede del Sole/24 Ore, Spazio espositivo PwC sempre aperto.
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