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Uno dei «gialli» più intriganti

2 febbraio 1982, Newport, Rhode Island: sta iniziando il processo a Claus von Bülow. Se ne parla morbosamente da un anno e l’opinione pubblica è spaccata. Davanti al tribunale si accalcano fotografi, cameraman e una folla rumorosa. Sembra uno show, e gli ingredienti ci sono tutti: droga, sesso, tradimenti, nobiltà, e soprattutto soldi. L’imputato è accusato di aver tentato di uccidere la moglie, l’ereditiera Martha Sharp Crawford, detta «Sunny» per il suo carattere gioioso. Ma lei non può parlare: è in coma dal 21 dicembre 1980.
Una coppia famosissima: una vita sfarzosa tra viaggi, feste, aste di beneficenza. Sono inseguiti dai rotocalchi, ammirati da tutti.
Claus, nato in Danimarca nel 1926, figlio di un collaboratore dei nazisti, si era trasferito a Londra. Dopo gli studi a Cambridge, era diventato il braccio destro del miliardario Paul Getty. Occhi azzurri, elegantissimo, consapevole del suo fascino aristocratico e altero: «quanto è alto, signor Von Bulow?» gli avevano chiesto una volta. «Un metro e novanta, esclusa l’aureola», aveva risposto.
Martha, figlia del fondatore della Columbia Gas and Eletric Company, aveva ereditato un patrimonio di circa 100 milioni di dollari. Alle spalle, una unione fallita con il principe austriaco Alfred von Auersperg e due figli, Alexander e Annie. Il colpo di fulmine a Londra, nel 1966. Poco dopo, il matrimonio e la nascita della figlia Cosima. Claus, naturalmente, aveva smesso di lavorare.
La mattina del 21 dicembre 1980 Claus andò a fare la sua solita passeggiata. Intorno alle 11 doveva fare colazione. Martha tardava. Andarono a cercarla: la trovarono riversa in bagno. Dalla bocca usciva in rivolo di sangue: era in coma irreversibile, e i dottori certificarono un’overdose di insulina.
Ma chi l’aveva iniettata? Era stato un incidente, un tentato suicidio o il (tentato) delitto perfetto? I figli di primo letto e la suocera si rivolsero a un detective privato e si scoprì che in caso di divorzio a Claus sarebbe spettata una miseria. Ma se lei fosse morta avrebbe intascato 14 milioni di dollari, comprese varie proprietà.
Il movente perfetto, ma lui si professava innocente e solo la figlia Cosima gli rimase accanto. Mostro o vittima? Uno dei «gialli» più intriganti del secolo, vissuto in diretta Tv.
Al processo, dopo decine di testimoni, la cameriera Maria Schrallhammer raccontò di aver trovato una siringa sporca nella valigia di von Bülow insieme a una bottiglia di insulina: per Claus sembrò finita, e infatti prese 30 anni e finì in galera.
Ma non si arrese: chiamò il principe del foro Alan Dershowitz e tre anni dopo - il 25 aprile 1985 - iniziò l’appello. Dershowitz demolì il castello accusatorio: chiamò alla sbarra dottori e luminari, anche il famoso scrittore Truman Capote, l’autore di «Colazione da Tiffany». Era amico di Sunny che, disse, sapeva farsi le iniezioni: «l’ho vista io mentre se le praticava, proprio sotto i miei occhi. Usava anche certi farmaci: droghe, credo».
Si scoprirono gli abusi di alcol e barbiturici di Sunny, la sua depressione, il matrimonio infelice, le liti, i suoi precedenti ricoveri e anche le amanti di Claus. Ma soprattutto, la siringa: l’ago era sporco, ma uscendo dalla pelle i residui avrebbero dovuto «pulirlo», secondo gli esperti.
Si trattava allora di un tentato suicidio o di un incidente: von Bülow era stato incastrato, forse dai figliastri e dalla governante. Comunque, secondo Dershowitz «i nuovi elementi in nostro possesso evocano in maniera precisa lo spettro di una messinscena». Claus fu assolto, dopo cinque anni di calvario. O, per altri, «non condannato»: la stampa e l’opinione pubblica si scagliarono contro il sistema giudiziario americano, che scarcerava i potenziali assassini. Claus si trasferì a Londra, dove morì nel 2019. Sunny rimase altri 28 anni in coma in una stanza di ospedale. Anni dopo lo stesso Alan Dershowitz disse: «anche se credo che sia innocente, sospetto che non ci abbia detto tutto. Solo Claus conosce tutta la verità». Ma quella verità, ormai, se l’è portata nella tomba.
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