L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE
Quando Brusa Pasquè portò Varese a Osaka
Oggi in Giappone si apre Expo 2025. L’architetto varesino firmò il progetto del Padiglione Italia nell’edizione 1970

“Un’ardita costruzione moderna in acciaio ed ampie vetrate che spicca per la sua elegante e originale linea e risulta, per quel che concerne lo stile architettonico, fra i più ammirati di questa exposizione”. Il 14 marzo 1970 il mondo puntava i suoi riflettori sul Giappone per l’inaugurazione dell’esposizione universale di Osaka. Il giorno successivo, con queste parole, la prima pagina della Prealpina celebrava il padiglione italiano: un vanto per il nostro Paese e nel quale Varese giocava un ruolo di primo piano. Insieme a Tommaso “Masino” e Gilberto Valle, a firmare la progettazione del padiglione nazionale fu l’ingegnere varesino Sergio Brusa Pasquè. “Il padiglione dell’Italia – prosegue la cronaca dell’epoca – occupa un’area complessiva di 7.535 metri quadrati e consiste in una originale costruzione di stile modernissimo composta di quattro elementi inclinati di trenta gradi poggianti su altri quattro elementi anch’essi inclinati di trenta gradi, i primi di colore bronzeo ed i secondi di color bianco latteo”. Accanto sorgeva il padiglione dell’industria italiana, opera prima dell’allora 32enne Renzo Piano. Nel 1970 il Giappone celebrava il progresso umano nell’armonia e fino a Shanghai 2010 quella rimase l’edizione più vista di sempre con oltre 64 milioni di visitatori. Proprio oggi, a 55 anni di distanza, Osaka si ripresenta al mondo con una nuova esposizione universale.
Sergio Brusa Pasquè, nato a Varese il 27 novembre 1923 – anche se all’anagrafe fu registrato solo il giorno successivo – è stato un personaggio di spicco tra i varesini del Novecento, tanto da entrare nell’elenco dei primi 34 cittadini illustri che saranno inseriti nel Famedio da realizzare nel cimitero di Giubiano. Prima di laurearsi in ingegneria civile edile al Politecnico di Milano, nel 1945 fu tra i fondatori della Pallacanestro Varese, dove militò anche come atleta. Nella sua città firmò i progetti di due impianti sportivi: il palasport di Masnago e la piscina comunale di via Copelli. Fu presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri dal 1967 al 1974 e vicepresidente degli ingegneri europei negli anni ‘70. Lavorò anche in Africa, un particolare che lo lega ancora una volta alla storia delle esposizioni universali. Molti delegati degli Stati africani, infatti, preferirono Milano a Smirne nella votazione per l’assegnazione dell’edizione 2015 proprio per l’ottimo ricordo del suo operato. Scomparve il 14 novembre 1990 a pochi giorni dal suo 67esimo compleanno. Due mesi prima Osaka aveva chiuso la sua seconda Expo.
© Riproduzione Riservata