COSI’ NON VA
Quando lo sport dei bambini diventa un lusso
I costi per le società, le rette salate per le famiglie. E c’è chi rinuncia

Praticare sport, per i bambini, sta diventando un privilegio. Dovrebbe essere un diritto, una possibilità aperta a tutti, ma non lo è più. Oggi, in Italia, costa troppo. Molto più di prima. E fatti due conti, tante famiglie con figli sono costrette a scelte dolorose e rinunce. Questa è la realtà, con buona pace delle intenzioni annunciate da chi amministra e degli slogan di chi governa. Anche perché la riforma dello sport del 2021 non ha certo aiutato: pur non discutendo la legittimità degli obiettivi originari (legati alla battaglia contro il “nero” e alla creazione di una geografia più dettagliata di club e collaboratori), è un dato di fatto che con la sua serie di complicazioni e obblighi burocratici e fiscali abbia reso la vita durissima alle società sportive.
I BENEFICI E LA SPINTA CHE NON C’E’
Accompagnare i giovanissimi verso lo sport significa instradarli lungo un percorso sano, con ricadute positive su fisico e mente oltre che benefici sociali: se sei impegnato in un'attività, se scopri e coltivi passioni, riesci a combattere meglio ozio, noia, apatia. E quantomeno diminuisci i rischi di sbandate depressive e delinquenziali. Ma la spinta ad avviare piccoli e ragazzi all’attività fisica, nel Belpaese, rimane più nelle parole che nei fatti. Del resto la presenza dello sport nelle scuole, al di là di qualche singola iniziativa extra, rimane decisamente insufficiente.
I COSTI
Ma torniamo ai costi. Prendiamo il nuoto: in molte società succede che oltre ad una retta annuale salata (mantenere una piscina costa parecchio) devi anche pagare materiale tecnico, doccia e asciugacapelli, in alcuni casi addirittura l‘iscrizione alle gare. Le cifre oscillano a seconda delle realtà, ma stare sotto i mille euro a bambino per una stagione agonistica è quasi impossibile. Altro esempio, il calcio: una volta era praticamente gratuito, da tempo paghi anche qui. Centinaia di euro. E potremo proseguire con molte altre discipline, dove le rette sono aumentate notevolmente in pochi anni.
I MOTIVI
Come mai? Che cosa è accaduto? Le risposte raccolte interrogando chi ha attraversato “dall’interno” questi cambiamenti negli ultimi decenni convergono nell’individuare in più cause l’aumento dei costi della pratica sportiva per bambini e ragazzi. Uno: l’impennata di spese e tassazioni per le società sportive unito alla crisi economica generale che ha ridotto le sponsorizzazioni.
Due: le privatizzazioni degli impianti sportivi che ha determinato il passaggio da gestioni pubbliche più attente ai fini sociali (quindi più aperte a bilanci “non brillanti” per limitare la richiesta di denaro alle famiglie) a quelle private dove i conti devono tornare.
Tre: la diminuzione di bambini e ragazzi conseguenza dell’inverno demografico che dura da decenni.
Quattro: la già citata riforma dello sport che, nei fatti, ha posto paletti e ostacoli alle società cambiando, tra le altre cose, la giurisdizione dei compensi sportivo-dilettantistici e del lavoro sportivo.
LE IDEE E LA FATTIBILITA’
Ora, il mondo va avanti, lo sport anche, ed è legittimo che chi è deputato a disegnare il futuro pensi a modifiche e riforme in ottica migliorativa. Ma questo andrebbe fatto con competenza e visione completa, dialogando con chi vive la quotidianità (in questo caso sportiva), calandosi nella realtà e nelle criticità concrete, cercando di coniugare intenzioni e principi con buonsenso, praticità e fattibilità. E alla fine trovando una sintesi ottimale. Se la soluzione individuata, tuttavia, provoca una moltiplicazione delle difficoltà per le realtà sportive e una ricaduta negativa (soprattutto a livello economico) sulle famiglie per un irreversibile effetto domino, beh, allora qualcosa non è andato per il verso giusto. E diventa quasi grottesco ascoltare tanti bei discorsi che arrivano dall’alto riferiti ai benefici dello sport, ai suoi riverberi positivi in termini di salute dei bambini (un esempio: la prevenzione e cura dell’obesità infantile) e quindi al potenziale minor peso futuro sulla sanità pubblica. Perché alla fine, per mettere in pratica tutto ciò, a dover compiere lo sforzo in più sono sempre le famiglie. Finché ce la faranno.
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