MILANO
Stiglitz, 'accordo con Trump non vale la carta su cui è scritto'

(ANSA) - MILANO, 08 SET - "Non credo che qualsiasi accordo
con Trump valga la carta su cui è scritto". Così l'economista e
premio Nobel Joseph Stiglitz, intervenendo al Forum della
competitività presso la sede di Assolombarda a proposito
dell'accordo raggiunto tra Europa e Stati Uniti sui dazi.
"Ha stipulato un accordo con Canada e Messico durante il suo
primo mandato e il primo giorno del secondo mandato lo ha
strappato. Avevano raggiunto un accordo, ma era solo
momentaneo", aggiunge. "Quindi penso che un accordo con Trump
debba essere considerato come una tregua temporanea, che verrà
infranta quando gli farà comodo farlo", spiega Stiglitz.
Secondo il premio Nobel, il presidente degli Stati Uniti
"non crede nello Stato di diritto, crede nella legge della
giungla e nella legge della giungla vince il più potente. E lui
crede che gli Stati Uniti siano i più potenti". Secondo Secondo
Stiglitz il presidente degli Stati Uniti "non crede nello Stato
di diritto, crede nella legge della giungla e nella legge della
giungla vince il più potente. E lui crede che gli Stati Uniti
siano i più potenti".
Ma "se si guardano i dati, si riconosce che gli Stati Uniti
rappresentano meno del 20% del Pil, molto meno del Pil globale,
molto meno del 20% del commercio globale" e anche se è vero che
"gli Stati Uniti hanno una spesa enorme per la difesa, pari a
quella di tutto il resto del mondo messo insieme e la difesa è
fondamentale, se fossi un economista, guarderei a un negoziato
commerciale puro tra gli Stati Uniti e l'Ue".
Per Stiglitz "la risposta a chi ne uscirebbe vincitore
sarebbe l'Ue", che ha "più persone, un mercato più ampio, più
scambi commerciali. Penso che l'Ue vincerebbe, ma non è questo
l'accordo che è stato raggiunto. Era svantaggioso per l'Europa:
si potrebbe dire che è stata una capitolazione davanti a un
bullo da cortile. Non aveva alcun senso dal punto di vista
economico", ha continuato riferendosi all'intesa tra Europa e
Stati Uniti, che secondo l'economista deve valutarsi guardando
al conflitto tra Russia e Ucraina.
"Parte di quell'accordo prevedeva che l'Europa pagasse per
acquistare armi americane da spedire in Ucraina. E date le
debolezze dell'industria europea della difesa, penso che non ci
fossero molte alternative", conclude il premio Nobel. (ANSA).
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