IL BLITZ
Torture e droga nei boschi, altri quattro arresti
Continuano le indagini sullo spaccio di stupefacenti nell’Altomilanese. Trovate anche armi da guerra

Una ferocia inaudita si annida nei boschi della droga: non è una novità ma l’ennesima operazione portata a termine negli ultimi giorni di gennaio mette a fuoco dettagli inquietanti.
Quattro i trafficanti arrestati in esecuzione di un’ordinanza del gip Piera Bossi su richiesta del pubblico ministero Nadia Calcaterra: tre sono marocchini, uno è un italiano ed è una vecchia conoscenza del pm. Il trentaseienne legnanese, imbianchino di scarso successo, una decina d’anni fa si guadagnava da vivere facendo il prestanome di società cartiere, ma gli andò male: la guardia di finanza, nel 2015, arrestò gli amministratori di fatto e lui e dovette patteggiare per frode fiscale. Ultimamente si era messo a disposizione dei pusher del Rugareto. E non per un gruppo, bensì per due bande antagoniste, quelle di Luigi e quella dei Piccoli (sono tutti molto bassi). Nemmeno con la droga ha fatto grandi affari: a settembre del 2022 venne arrestato in Francia con 20 chili di hashish. Tornava dalla Spagna in macchina con due maghrebini, gli agenti della dogana di Grenoble li fermarono e appena dettero uno sguardo nell’abitacolo vennero travolti dall’aroma: «C’est qua? C’est l’erbe». «Ah oui, Beaucoup?». «Ah oui!»: le espressioni di stupore dei gendarmi vennero intercettate dalle cimici che gli investigatori di Busto avevano piazzato in auto. Liberato e rimpatriato a ottobre del 2023, i carabinieri lo hanno riportato dentro dopo appena tre mesi.
GAMBIZZAZIONI E TORTURE
L’indagine appena conclusa nasce da quella avviata a giugno del 2022 per la gambizzazione di un pusher marocchino al confine con Uboldo. L’autore dell’agguato era stato arrestato lo scorso 30 agosto su mandato di cattura europeo ed estradato, a breve andrà a dibattimento. L’aggressione maturò nell’ambito delle faide tra rivali dello spaccio e partendo da quell’episodio gli inquirenti sono riusciti a smantellare sia la compagine di Luigi che quella dei Piccoli. Per segnare il territorio i maghrebini conoscono solo un metodo: la violenza. A settembre del 2022, venne punito duramente un altro dei galoppini infedeli. Sospettato di aver fatto sparire dello stupefacente, venne legato a un albero con il cellophane, picchiato selvaggiamente e videoripreso durante le sevizie. I torturatori gli cavarono un paio di denti, glieli misero in tasca e poi lo lasciarono attaccato al tronco.
L’ARSENALE TRA LE FRONDE
Oltre alla droga, alle due fazioni sono contestate anche le armi. I pusher erano provvisti di mitraglietta Skorpion, piste 9x21 e 7,65, carabina Apache, doppiette (una con le canne sovrapposte e una con le canne accostate), Walter P22, sacchi di munizioni. Che le utilizzassero è un dato di fatto (è in corso in corte d’assise, a carico di altri quattro marocchini, il processo per l’omicidio del venticinquenne Jimmy). Ma le mostravano pure sfrontatamente per intimidire chiunque alzasse la testa e non le nascondevano neppure agli occhi dei tossici che andavano al Rugareto per rifornirsi. Questa è la fotografia della brughiera. E non da ieri. Lo dice uno degli indagati captato dalle intercettazioni: «Siamo qua da oltre vent’anni».
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