LA CRISI
Un Piano Marshall per i lavoratori Beko Europe
Dentro il Pnrr ci sono 4,4 miliardi da destinare all’occupazione. Fronte compatto sul territorio provinciale per dire no ai 541 esuberi.
Da oggi, martedì 26, al 10 dicembre i lavoratori varesini di Beko Europe, insieme ai colleghi degli atri siti produttivi in tutta Italia (in primis Siena e Comunanza, dove è gia stata annunciata la chiusura a fine 2025) non rimarranno nè zitti nè fermi. “Cassinetta non si tocca” urlavano nei giorni scorsi sfilando per le vie di Cassinetta e slogan non poteva essere più azzeccato per esprimere la rabbia, la pura e la delusione di fronte a un piano industriale firmato dalla nuova proprietà turca che paventa 541 esuberi in provincia (a cui potrebbero aggiungersi gli esuberi tra gli impiegati).
La manifestazione di giovedì scorso è stata solo l’inizio di un insieme di azioni ben studiate che hanno un unico obiettivo: salvare i posti di lavoro. Il fronte locale, su questo, è compatto: lavoratori, semplici cittadini, istituzioni e mondo economico sono uniti a far da scudo a una azienda che quando nacque cambiò il destino di questa provincia e che ancora oggi regge sulle sue spalle il bilancio di migliaia di famiglie. Non si può stare fermi. Ma serve anche un piano B.
IL PIANO B
Sono tanti gli interrogativi a cui trovare risposte. E se le risposte non arrivassero? Se i Turchi proseguissero imperterriti sulla loro strada? L’eventualità è respinta con forza da tutti ma forse, è meglio preparare un piano e non tirarlo fuori dal cassetto piuttosto che ritrovarsi beffati. La parola impronunciabile è ricollocazione. Come si può mettere a punto un piano di ricollocamento per i dipendenti ex Whirlpool? La prima strada è quella della ricollocazione interna.
Il ragionamento è semplice. In un piano industriale vero, se si chiudono due linee produttive, di solito, si fanno investimenti per sostituirle con produzioni nuove, tecnologicamente avanzate, in grado di rispondere in modo più adeguato alle richieste del mercato. I piani industriali, di solito, si articolano in questo modo: una risposta, in questo senso, potrebbe arrivare il 10 dicembre a Roma. Ma arriverà?
LA CARTA PNRR
Se, ancora una volta, a Roma non dovesse essere pronunciata la parola investimenti, bisognerà farsi trovare pronti. Potrebbe essere giocata la carta Pnrr.
Dentro il maxi piano Marshall europeo, infatti, ci sono risorse da impiegare per formazione e occupazione. È il programma “Gol” che sta per Garanzia di occupabilità dei Lavoratori, pensato proprio per combattere la disoccupazione.
Il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali è titolare del programma che è attuato dalle Regioni e Province autonome. Dispone di risorse per 4,4 miliardi di euro. Il denaro è da impiegare in percorsi di formazione e riqualificazione finalizzati all’inserimento nel mondo del lavoro. Potrebbe essere una strada percorribile e ragionevole. Tanto più che in provincia il terreno, dal punto di vista delle imprese, è fertile.
È vero che hanno rallentato la produzione, ma è altrettanto vero che continuano a mettere in campo progetti nuovi. Non solo. La difficoltà a trovare personale adeguato da inserire nelle aziende è un mantra che da tempo ripetono gli imprenditori. Come dire: qualche spazio c’è.
LA PAURA PIÙ GRANDE
Certo, lo scenario peggiore fa paura. E se cuore, grinta, coraggio e pressing a livello istituzionale non fossero sufficienti a fermare l’avanzata del piano dei turchi? È la terribile eventualità che oggi nessuno vorrebbe mettere davvero sul piatto, ma che purtroppo resta all’orizzonte. Bisogna essere realisti.
I turchi di Arcelik non vanno tanto per il sottile. Lo si è visto in Polonia, dove hanno chiuso la fabbrica ex Whirlpool dalla sera alla mattina. In Italia, hanno mandato nell’arena i manager italiani perchè hanno intuito che licenziare quasi 2000 persone, da noi, non è cosa proprio automatica.
Ma rinunceranno ai loro piani? Presenteranno un piano industriale vero, degno di tale nome, in cui compaiano anche investimenti e progetti di sviluppo? Perchè una riorganizzazione, in fondo, era prevedibile, ma non in questi termini e non senza elementi che facciano da concime a una attività che qui ha radici profonde e che nessuno vuole estirpare.
Certo, tutti invocano il famoso Golden Power messo nero su bianco nei documenti del governo ma che, per ora, resta un po’ fumoso. «Applicatelo», invoca l’opposizione. «Lo stiamo facendo», risponde il governo.
Ma nessuno spiega bene fino a che punto il ministro dell’Industria Adolfo Urso, possa spingersi con le richieste alla proprietà. Vedremo che cosa accadrà il 10 dicembre a Roma. Intanto, questa sera a Biandronno ci sarà un’assemblea pubblica, con la partecipazione di dipendenti e rappresentanti delle istituzioni.
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