IL CASO
Varese, Villa Mylius: cantiere abbandonato
Segni di bivacco, attrezzature avvolte dalla vegetazione. La minoranza chiede una commissione congiunta
Il dibattito attorno a Villa Mylius, uno degli edifici storici più importanti di Varese, ha infiammato l’estate varesina, portando alla luce una questione irrisolta che ormai si protrae da anni: la riqualificazione della villa che dovrebbe ospitare la sede dell’Accademia del Gusto della Fondazione Marchesi.
Un progetto tanto atteso quanto, purtroppo, ancora fermo al palo, con un cantiere abbandonato e incustodito che sta rapidamente trasformando un luogo di grande valore storico e culturale in uno scenario di degrado.
Situata nel cuore di Varese, Villa Mylius è un edificio ottocentesco di straordinario fascino, circondato da un parco di circa 8 ettari. Nel 2006 è stata donata al Comune di Varese dalla famiglia Babini Cattaneo, che a luglio di quest’anno, in una lunga lettera alla città, si è detta «amareggiata, disgustata e totalmente pentita» di averlo fatto. Uno sfogo dettato dal fatto che dal 2016, anno in cui la giunta Galimberti ha ratificato l’accordo di riqualificazione da oltre 6 milioni di euro per la realizzazione dell’Accademia del Gusto, la villa risulta inaccessibile. Sentimento condiviso anche da Enrico Dandolo, chairman di Gualtiero Marchesi Group, che si aspettava di inaugurare l’Accademia nel 2018 e che ad oggi non sa neppure più a che punto sono i lavori e se mai si concluderanno. Il perché resta però un mistero.
Dandolo aveva parlato di uno stop ai lavori per «un problema di impatto acustico delle cappe di aspirazione» che avrebbe comportato una revisione del progetto, di cui però «non abbiamo più avuto aggiornamenti - spiega -. Dopo il dibattito di luglio siamo stati contattati dal Comune per fissare un incontro a settembre. Siamo ad ottobre e nessun si è fatto ancora vivo». L’amministrazione non è voluta intervenire nel dibattito per chiarire questi aspetti e le perplessità della famiglia Babini Cattaneo, come quelle di Gualtiero Marchesi Group, sono rimaste senza risposta.
Motivo per cui le opposizioni, passata l’estate, hanno richiesto la convocazione di una commissione congiunta per avere finalmente delle risposte.
Da luglio ad oggi in effetti nulla è cambiato. Il cantiere allestito intorno alla villa è sempre abbandonato e incustodito: le attrezzature dimenticate a terra e il materiale edile della ditta appaltatrice sono stati inglobati dalla vegetazione e l’erba è cresciuta anche davanti all’ingresso degli alloggi degli operai. Le uniche tracce di vita sono quelle lasciate dagli incursionisti che hanno forzato le reti di accesso al cantiere in più punti: confezioni di vino in cartone, bottiglie di plastica e stagnola a terra sono il segno evidente di frequenti bivacchi a base si alcool e droga.
È assodato quindi che non si possa più parlare di ritardo nella consegna dei lavori, previsto in ultima istanza nell’estate del 2022, ma di un blocco totale della riqualificazione.
Villa Mylius però non è solo un edificio, è parte della storia di Varese e della sua identità. La speranza è che la commissione consigliare che sarà convocata nelle prossime settimane possa far luce sulla vicenda e magari portare a un piano concreto e realistico per la riqualificazione, evitando che la villa diventi un simbolo di fallimento amministrativo. Il tempo stringe e ogni giorno che passa rende più difficile e costoso il recupero.
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