WRAPPING
Guarda come ti personalizzo l’auto

1959, è passato solo un anno dal tentativo (sfortunato) al Monte di Pietà. «Er pantera» ( Vittorio Gassman) sembra aver rinunciato alla vita da ladro ma gli eventi lo spingono a tentare un nuovo «Audace colpo dei soliti ignoti».
Una rapina che un ingegnoso stratagemma promette di rendere infallibile: una volta messe le mani sul bottino, la banda si darà alla fuga su un’auto «che si trasforma». La Fiat 1100 del film di Nanni Loy da nera diventerà bianca semplicemente strappandole dalla carrozzeria una pellicola colorata, mentre un meccanismo ne farà ruotare la targa. Il destino, per la gang composta anche da Nino Manfredi e Renato Salvatori, risulterà purtroppo segnato anche stavolta - la valigia con gli incassi rubati del Totocalcio sarà assicurata alla giustizia - ma l’idea del camuffamento dell’auto sembra quasi un’anticipazione profetica.
A 60 anni di distanza, la pellicola (intesa sia come opera cinematografica sia come strato coprente) torna di gran moda nel mondo dell’auto. E per permettersela non serve nemmeno rapinare un furgone portavalori. Il «wrapping» - letteralmente avvolgere, fasciare, incartare – è infatti diventata una tecnica di decorazione automobilistica molto popolare, grazie anche alla sua economicità. Usare delle pellicole adesive permette infatti di personalizzare la propria vettura a un prezzo molto più contenuto della classica verniciatura: con una cifra che parte da circa 300 euro si possono «customizzare» porzioni di auto, come il tetto, il cofano, le portiere o gli specchietti. Chi invece vuole rendere unica la «propria quattro» ruote da cima a fondo deve mettere in conto una spesa fino a 10 volte superiore, che è comunque la metà di quanto costerebbe dipingere una macchina in maniera tradizionale.
Il risultato è garantito: le pellicole in commercio hanno ormai un livello di qualità molto elevato e distinguere un’auto «wrappata» da una verniciata è difficile anche per i professionisti. Certo, in alcuni casi il compito è facilitato dai clienti, visto che la possibilità di disegnarsi la decorazione a piacimento porta spesso ad eccessi – l’oro sembra una delle «fasciature» predilette, soprattutto da calciatori e rapper, c’è chi imita le fuoriserie dei videogame e una Porsche Panamera dorata è stata addirittura sequestrata ad Amburgo pochi mesi fa perché la sua livrea troppo riflettente era considerata un pericolo per gli altri automobilisti – e visto che il wrapping consente di dare alle auto delle finiture particolari, come la trama del carbonio, la morbidezza del velluto, le venature del legno o gli strati di una parete di roccia.
Ma per chi si accontenta di uno stile meno estremo, è possibile rendere la carrozzeria elegantemente opaca o brillantemente lucida, cedere alla tentazione di un colore «scioccante» od optare per una livrea cangiante in base alla luce che ci si riflette.
Ma anche per i guidatori più conservatori e previdenti il wrapping offre soluzioni interessanti: coprire l’auto con una pellicola trasparente può preservare le superfici da colpi, graffi e incrostazioni, visto che esistono dei «film» in uretano capaci di resistere anche a impatti con sassi e altri corpi solidi, e garantire una lucentezza duratura, benché le pellicole durino in media fino a 5 anni, grazie a speciali trattamenti superficiali. E quando ci si dovesse stancare dello stile dell’auto, nessun problema: proprio come i soliti ignoti sotto un ponte alle porte di Milano, basterà strappare via la pellicola per ritrovarsi davanti la propria auto come appena uscita dalla concessionaria.
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