L’ANALISI
Doppi dazi, «sul confine serve più flessibilità»
L'intervento del sindaco di Varese Davide Galimberti

In merito ai negoziati sui dazi tra Unione europea e Stati Uniti d’America, «qualsiasi cosa se ne dica, sono andati male sotto il profilo economico ma anche sotto l’aspetto politico per le tensioni che si stanno generando tra i diversi Paesi Europei e persino tra i diversi settori produttivi». A intervenire sulla delicata questione internazionale è il sindaco di Varese Davide Galimberti: «Dietro questa sconfitta ci sono tante ragioni e motivazioni su cui gli analisti e commentatori hanno scritto e diranno ancora molto - si legge in una nota -. A mio giudizio alcuni Paesi e partiti europei hanno preferito consolidare questioni interne e dare spazio alle anime sovraniste a scapito del benessere sociale ed economico del vecchio continente sottovalutando le conseguenze.Per il nostro territorio, così vocato per l’esportazione, l'accordo raggiunto rischia di essere ancora più penalizzante. L’auspicio che nella definizione puntuale delle intese ci possano essere dei margini per riequilibrare i rapporti ma ciò comunque non sarà sufficiente».
I problemi per la Contea di laghi «purtroppo però non finiscono qui, non è infatti sufficiente monitorare il negoziato tra Usa e Ue - prosegue il primo cittadino -. Per il nostro sistema occupazionale e sociale siamo obbligati a guardare con grande attenzione anche agli accordi che saranno sottoscritti tra Stati Uniti e la Svizzera».
Gli Stati Uniti sono infatti il secondo partner commerciale della Svizzera dopo l'Unione europea ed in Ticino lavorano 80mila frontalieri. «I dazi che gli Usa imporranno alla Svizzera (si ipotizza il 39%) avranno ricadute sul sistema occupazionale e a cascata anche sui sistemi economici della provincia di Varese e quella di Como - aggiunge Galimberti -. L’incertezza dei dazi unitamente a quelle generate dalla tassa sulla salute rischiano di compromettere un’economia a confine con la Svizzera che contribuisce a reggere l’intero sistema a ridosso del confine con il Canton Ticino».
«I doppi dazi che il nostro sistema territoriale di confine rischia di subire deve indurre una riflessione tra tutti i soggetti economici e sociali unitamente al Ministero dell’Economa ed alla Regione sulla riapertura di alcune questioni legate alle aree di confine tra cui la tassa sulla salute a carico dei lavoratori frontalieri e soprattutto la sperimentazione di istituti di agevolazione fiscale per le aziende che operano in questo territorio ed assorbire gli eventuali contraccolpi che si avranno anche sull’economia Svizzera - conclude Davide Galimberti -. La ZES o altri sistemi per favorire lo sviluppo economico e la coesione nelle aree di confine, offrendo incentivi e semplificazioni per le imprese che vi operano possono rappresentare strumenti idonei per ridurre gli effetti dei doppi dazi.Con gli sconvolgimenti in essere a livello mondiale e gli stravolgimenti che i dazi determineranno penso siano maturi i tempi per riaprire con l’Unione Europea negoziazioni che sembravano ormai chiuse. In assenza di strumenti di flessibilità per le aree di confine e con quello che sta accadendo le differenze di competitività della Provincia di Varese rispetto a Brescia e Bergamo ed altri territori rischiano di aumentare a danno delle nostre imprese e dei lavoratori».
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